La dipendenza dai videogiochi porta ad ansia e depressione

 I bambini e i ragazzi trascorrono spesso molte ore a giocare con i videogiochi, e talvolta ciò può diventare una specie di dipendenza; secondo il professor Douglas Gentile della Iowa State University, una simile forma di dipendenza può a sua volta portare ad ansia, depressione e fobia sociale. Quando, però, viene ridotto il tempo dedicato ai videogames, e si gioca con essi per un tempo normale, le condizioni psicologiche del ragazzo migliorano.

Giocate: farà bene alla coppia

Avete mai trascorso una serata con il vostro fidanzato a sfidarlo e a sbizzarrirvi con qualche console di videogiochi? Secondo la rivista The Frisky fare uso di videogiochi fa bene alla coppia, perché diventano un passatempo divertente che piace molto ai giovani e che li unisce. Le console per poter giocare oggi sono tantissime: PlayStation, Wii, Nintendo e chi più ne ha più ne metta. Potete allora riprodurre in casa vostra un vero e proprio campo di tennis o una lezione di ballo in modo da soddisfare davvero tutti i gusti.

Videogiochi e violenza? Forse qualche legame c’è…

 L’argomento è stato spesso al centro del dibattito, e si è tornati a parlarne sopratutto dopo le stragi avvenute a luglio in Norvegia, dal m0mento che il killer, Andres Breiving Breivik, aveva detto di essere un appassionato di videogiochi, e questi erano stati così additati come possibili cause scatenanti di simili esplosioni di follia e violenza efferata. In realtà, per fortuna, la stragrande maggioranza degli amanti di tali videogiochi, è persino superfluo ribadirlo, ha ben poco a che vedere con eventi sanguinosi o violenti.
Un recente studio condotto dall’Università di Bonn, in Germania, sembra però riavvalorare la tesi per la quale vi sarebbe un legame tra i videogames, specie quelli più violenti, e, appunto, la violenza. In particolare, chi trascorre molto tempo in questo modo svilupperebbe modi diversi di reagire a stimoli emotivi anche negativi, quasi come si scambiasse la realtà per la semplice finzione del gioco.

Videogiochi per rilassarsi e diventare più gentili con gli altri

 Abbiamo già parlato di videogiochi in riferimento all’educazione dei bambini, agli effetti dei videogames, più o meno violenti, spesso interpretati a senso unico, generalizzando ed etichettando, senza tenere conto delle caratteristiche specifiche di ciascun gioco. Oggetto spesso di accuse, visti come una sorta di demonio sia per il rendimento scolastico dei più piccoli che come una chiave di spiegazione, tra le altre, del fenomeno del bullismo.

Oggi torniamo a parlarne in riferimento a ben altra sfera che tocca soprattutto noi adulti, certamente più stressati dei giovanissimi. Secondo quanto afferma una recente ricerca, condotta da Jodi Whitaker e Brad Bushman della Ohio State University (USA), i videogiochi possono aiutarci a distendere la mente, ottenendo su di noi un effetto calmante, allentando la tensione e rendendoci di conseguenza più disponibili e carini anche con gli altri, con quanto ne consegue per il miglioramento delle relazioni interpersonali.

Effetti dei videogiochi su bambini e adolescenti: buoni o cattivi o buoni e cattivi?

 Gli effetti dei videogiochi sulla psiche, sul comportamento, sulla personalità e lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti spesso vengono bollati e liquidati in maniera troppo semplicistica come buoni o cattivi. Il dottor Douglas Gentile, psicologo alla Iowa State University, reputa fondamentale superare questa dicotomia per distinguere e valutare i molteplici fattori e i diversi influssi percepiti dall’utente, senza demonizzare o al contrario osannare le proprietà educative piuttosto che diseducative dei videogames.

L’offerta videoludica è infatti oggi talmente vasta da non poter essere marchiata di una singola etichetta dagli educatori: positiva o negativa. Tra il bianco e il nero c’è un ampio spettro di grigio che corrisponde ai molteplici effetti dei videogiochi su bambini e adolescenti. Così l’esperto in uno studio pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Child Development Perspective.