Infelicità? Buttarsi nel lavoro non serve

Quante volte dopo una delusione amorosa abbiamo deciso di buttarci a capofitto nel lavoro per non pensare? Questo modo di fare fa sì che per l’individuo il lavoro diventi più importante di qualsiasi altra cosa ed una vera e propria esigenza. Per questo, viene chiamata workaholism la sindrome da dipendenza dal lavoro che rappresenta un disturbo ossessivo-compulsivo e che dà origine ad  un vero e proprio comportamento patologico. Oggi, a proposito di questo, vogliamo parlarvi dei risultati di una recente indagine condotta presso la Kingston University di Londra.

Gli stackanovisti rischiano di abusare dell’alcol

 

 

Quando si conduce una vita stressante e si è molto stanchi per il lavoro l’unico desiderio che incombe è quello di riposarsi e di “staccare la spina”. Secondo una ricerca neozelandese, però, i “malati” di lavoro ricadrebbero nel vizio dell’alcol per evadere dalla routine quotidiana e concedersi qualche momento di relax. Sembra assurdo, ma è stato dimostrato che lunghi orari di lavoro possono più che triplicare il rischio di abuso di alcol. La ricerca è opera degli studiosi dell’Università di Otago, in Nuova Zelanda. Dopo aver esaminato più di 1.000 persone, di età compresa tra i 25 e i 30 anni, hanno dimostrato un notevole legame tra la quantità di ore trascorse sul lavoro e l’abuso di alcol.

Combattere lo stress in ufficio

Secondo uno studio pubblicato dalla “Harvard Business Review” lavorare troppo può essere una pessima scelta, nel lungo periodo. Un anno è il tempo massimo di resistenza per il 50% dei manager uomini e per l’80% dei manager donne all’interno delle multinazionali, con un tempo medio lavorativo di 60-70 ore settimanali. Gli uomini dimostrano dunque una resistenza maggiore rispetto alle colleghe donne, ma dopo non più di 5 anni perdono gli stimoli e la creatività.