L’ipocondria è una distorsione delle normali sensazioni che il nostro corpo ci trasmette: chi soffre di questo disturbo interpreta ogni segnale fisico come il sintomo di una malattia. Nelle sue forme più gravi questo tipo di disagio dev’essere curato da uno specialista capace di rimuovere questa paranoia. Per chi invece soffre di una leggera ansia, ecco 3 esercizi per provare a riflettere su questo problema e porre le basi per un maggiore equilibrio.
L’ipocondria varia dalla paura di ammalarsi fino al terrore di aver contratto o sviluppato malattie molto gravi, invalidanti o addirittura mortali. I soggetti ipocondriaci rischiano che questa patologia interferisca pesantemente con la loro vita quotidiana. Come nel disturbo ossessivo-compulsivo, l’ipocondria spinge a effettuare continuamente una serie di riti, come ad esempio lavarsi le mani o a sottoporsi a test medici, per attenuare il disagio.
Non sempre l’ipocondria è diagnosticata correttamente: chi ne soffre infatti è convinto di avere un problema fisico e quindi difficilmente si rivolge ad uno psicoterapeuta. Se quindi soffriamo spesso di sintomi simili, proviamo a fare questi semplici esercizi per meditare sulla nostra situazione e per cercare di migliorarci.
1) Facciamo una piccola anamnesi: i nostri genitori erano molto apprensivi? Qualcuno può averci trasmesso delle piccole fobie a proposito della nostra salute? Essere malati è un modo per attirare l’attenzione o l’affetto della gente? Sentirci vittime di qualche patologia può essere un modo per dare la colpa dei nostri fallimenti ad una malattia, evitando così di prenderci delle responsabilità che ci fanno sentire inadeguati? Capire perché ci sentiamo così vulnerabili ci aiuterà a trovare le vere cause dei nostri problemi.
2) Mettiamo le nostre paure nero su bianco: proviamo a fare una lista delle malattie che crediamo di avere. Per ciascuna di esse, chiediamoci se, alla luce del parere che ci hanno dato i medici, ci sia davvero il rischio di essere ammalati. Ad esempio, immaginiamo di avere paura di avere un infarto: se nelle visite specialistiche non sono state riscontrate anomalie, se siamo giovani e conduciamo uno stile di vita sano, sappiamo che la probabilità di avere un infarto non è così grande come noi crediamo a causa delle nostre paranoie.
3) Cerchiamo di essere più consapevoli: quando dei pensieri negativi affiorano, non assecondiamoli, entrando in una spirale di auto convincimento che può solo danneggiarci. Affrontiamo i presunti sintomi con la maggiore lucidità possibile e se non c’è traccia di reali patologie, chiediamoci se il nostro non sia un atteggiamento di tipo compulsivo.