Dopo aver capito cos’è l’ego e come vogliamo diventare, è giusto spiegarvi con poche semplici regolette, o meglio degli esercizi, come fare per reclamare la propria esistenza nel mondo, senza soffrire e senza far soffrire gli altri.
David Marcum e Steven Smith consigliano tre esercizi nel loro volume “Egonomics. Quando l’autostima è la nostra migliore risorsa” edito da Sperling & Kupfer, e noi li riproponiamo.
Il primo esercizio è quello di bilanciare il lato positivo e quello negativo dell’ego. Se siamo pronti ad aiutare noi stessi, saremo pronti anche ad aiutare gli altri e quindi ecco che andiamo a lavorare per noi e per il bene pubblico. La necessità è quella di essere sinceri con se stessi rispondendo a due semplici domande: la prima è “Non mi metto mai in discussione, per nessun motivo, perché…” , la seconda invece è “Pur avendo stima di me stesso, trovo giusto accogliere critiche e appunti, per esempio…”.
Il secondo esercizio prevede di far divenire positivo il nostro ego con una forte volontà di incremento professionale ma una estrema umiltà personale. Di solito queste cose possono sembrare contro producenti, solo perché volontà di crescita ed umiltà sono viste come due realtà opposte…errore enorme perché sono molto correlate. La risposta alle domande che dobbiamo darci per questo secondo esercizio sono le seguenti: la prima: “Niente paura, ho sempre tutto sotto controllo, infatti…”, mentre la seconda è “L’attenzione e la verifica, specie nei grossi gruppi, non è mai abbastanza, per esempio…”.
Terzo ed ultimo esercizio è quello di verificare il nostro ego ed il suo allenamento. Le sue caratteristiche negative purtroppo sono sempre pronte ad uscire fuori e quindi occorre che noi vigiliamo sul fatto che non escano fuori da sole soprattutto in situazioni che potrebbero portarci solo a peggiorare nuovamente il rapporto con i nostri affetti, con la nostra carriera, il nostro lavoro e soprattutto con le azioni negative che incombono nella nostra esistenza. Risposte da dare al nostro io per questo terzo esercizio sono: la prima “Non è così grave sentirsi infallibili e dare retta solo a se stessi, perché…”, e la seconda “Siamo individui che hanno sempre rapporto col prossimo, quindi…”.
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