Nelle scelte, come nelle risposte cruciali della vita, tutto sembra giocarsi, quasi drammaticamente, oseremmo dire, sul sì e sul no. Queste due brevi parole racchiudono gli snodi principali del percorso. E così dobbiamo imparare quando è il caso di accettare, che si tratti di aiuto in un compito piuttosto che di supporto o di un sì più metaforico come l’apertura agli altri, alla fiducia, all’amore.
E poi c’è da imparare la lezione dei no che più semplicemente potremmo definire come il liberarsi da tutte quelle zavorre, costrizioni, barriere mentali, dipendenze che ci separano dal benessere psicofisico. E per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi? Vale la regola del sì o la regola del no? Dipende. Stando ad un recente studio il proverbio chi fa da se fa per tre sarebbe assolutamente valido. Non amiamo molto i proverbi, troppo privi di quelle sfumature di significato che ci piacciono tanto, ma se a dirlo è una ricerca tutto cambia.
Parliamo dello studio effettuato da un’équipe di ricercatori afferenti alla Duke University e alla Northwestern University, coordinato da Gra’inne Fitzsimons e da Eli Finkel e pubblicato sull’autorevole rivista di divulgazione scientifica Psychological Science. Pare che farsi aiutare, che si tratti della mano offerta dal partner piuttosto che da amici, colleghi, compagni di studio, non sempre sia utile per raggiungere gli scopi che ci si era prefissati. Perché è presto detto e ha a che vedere con l’adagiarsi sugli allori e rendere meno sapendo che qualcun altro ci viene in aiuto.
Il discorso vale per obiettivi personali, ovviamente, non certo per lavori di gruppo dove la cooperazione è fondamentale. Per passare un esame, ad esempio, meglio studiare da soli perché il supporto di un collega minerebbe la motivazione. Ci lascia alquanto scettici questo risultato, eppure gli autori parlano di un fenomeno specifico: l’auto-regolamentazione di outsourcing. Ovvero ci si rilassa e ci si appoggia troppo sull’altro, allentando quella tensione necessaria a raggiungere l’obiettivo e che viene alimentata proprio dalla consapevolezza di dovercela fare, da soli. Che ne pensate, siete d’accordo?
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