Rendiamo assolutamente omaggio ad un grande giornalista che ha affrontato con pazienza, coraggio e lucidità, la grande rimozione dei nostri tempi: il cancro.
Pietro Calabrese è un intellettuale di peso ed ha un curriculum corposo, più che invidiabile. Già direttore del Messaggero, della Gazzetta dello sport e di Panorama, nel novembre del 2009 rivelò, dimostrando una grande forza interiore, di avere un tumore al polmone.
Non ce l’ha fatta purtroppo ed è deceduto l’11 settembre scorso. Aveva dato da stampare a Rizzoli due libri: L’albero dei mille anni, All’improvviso un cancro, la vita all’improvviso (pp. 326, euro 17,50), in libreria dal 29 settembre.
Calabrese forse ha intuito che la vita stava deragliando e da subito, senza indugi, ha chiamato il suo nome guardandolo diritto negli occhi, nominando apertamente il suo male, come consiglia di fare Umberto Veronesi.
Senza parafrasi, nè giri di parole. E ci racconta il suo calavario e quella della famiglia, con la fragilità e il coraggio di un uomo. Di lui ne avvertiamo l’autenticità, infatti non finge mai.
Il percorso e il dolore lo lacerano profondamente ma una luce, un’idea, una consapevolezza un giorno, improvvisamente lo raggiungono e non è solo male ciò che lo percorre.
E così tale coscienza più ampia e sottile giunge improvvisa, durante una chiacchierata con un amico sotto un baobab africano, il monumentale albero dei mille anni. Da lì Pietro, scoprendo un significato semplice e e rivoluzionario, pur se celato, lancia a tutti un messaggio di salvezza, che la penna del grande giornalista descrive ma che pensa e sente con la mente e con il cuore .
Nei ringraziamenti finali, in coda al libro, questo uomo prezioso, fa dono di piccoli, intensi, fulminati ritratti di tanti politici e potenti. E per un attimo quasi ce li rende ‘vicini’, rivelandoci i tratti comuni tra noi e loro. Come forse può vederli solo chi vicino alla morte, è in grado di leggere la vita in tutto un altro modo. Lontani i sofismi, i conflitti, le frustrazioni e i risentimenti