Multitasking ad ogni costo? La capacità di essere versatili, dedicarsi a più attività contemporaneamente, sviluppare più di un’abilità, è, oggi più che mai, osannata da una società in perenne movimento che ha bisogno di persone che fanno un po’ di tutto e forse facendo un po’ di tutto a conti fatti non fanno niente, verrebbe da dire. In tanti amano e non si sentono affatto stressati da questa frenesia e anzi restano produttivi proprio grazie a sollecitazioni che gli arrivano da più fronti e da richieste anche molto diverse tra loro. Altri invece possono soccombere e sentirsi incapaci di reagire alla richiesta di far tutto e farlo bene. Gli esperti ci rassicurano: non c’è da vergognarsi se il multitasking proprio non fa per noi o comunque ci riusciamo ma non ci piace.
A volte si vorrebbe fermare il tempo, sparire nell’armadio nel regno di Narnia per poi tornare alla realtà, anni dopo, e scoprire che siamo ancora bambini. Il tutto per separare, con un muro invisibile, il tempo che vogliamo dedicare al lavoro, ad esempio, da quello riservato alla famiglia ed ai nostri hobby.
Interessante la riflessione sul multitasking che ci offre Susan Cain sulle pagine di Psychology Today. Non è tanto questione di avere più tempo a disposizione per fare quello che dobbiamo e vogliamo fare (non si può comprare più tempo ahinoi), quanto di avere meno cose da fare nello stesso tempo. Il tutto sta nell’immergersi completamente in quello che si sta facendo senza essere ossessionati dalle altre cose che si potrebbero e/o dovrebbero fare in quello stesso momento. Oggi viviamo in un’epoca di attenzione parziale continua per l’esperto, la vita moderna è caratterizzata da frammentarietà ma mai da istanti di completa ed assoluta concentrazione su un solo obiettivo, su quello che ci sta tenendo materialmente occupati in quel momento.
In tanti vorrebbero un solo tasking alla volta, specie le persone che fanno difficoltà a fare più cose contemporaneamente e non per questo devono sentirsi inferiori o venire penalizzate. Il cervello degli introversi ad esempio non si destreggia altrettanto bene di quello degli estroversi nello gestire tante informazioni che entrano contemporaneamente, non sono altrettanto efficienti.
D’altra parte, però, c’è da dire che gli introversi tendono ad essere migliori degli estroversi quando si tratta di concentrarsi su singoli compiti. Ad esempio riescono ad andare più in profondità. Si tratta, spiega l’esperto, di persone che preferiscono un incontro faccia a faccia a cene con più persone. Per consolarsi, chi è negato per il multitasking deve pensare che quelle due o tre cose che riesce a fare le fa spesso meglio di chi si dedica a diecimila attività contemporaneamente. Perché non basta fare qualcosa, bisogna anche farla bene e se la facciamo bene o meno non spetta solo a noi dirlo, ma a chi ne vive le dirette conseguenze, dal lavoro alla famiglia. Se non si fosse così negati per il multitasking, non si sarebbe così bravi a focalizzarsi sulle cose davvero importanti.