Può capitare, ad un certo punto, che un rapporto d’amicizia dia segni di stanchezza. L’altro si fa sentire di meno, e sembra non avere molto interesse nel tenere viva la relazione. E’ a questo punto che iniziano a sorgere i problemi. In questi casi, la soluzione migliore è parlarsi subito, evitando così i malintesi.
Tuttavia, nonostante l’atteggiamento migliore sia quello di chiedere semplicemente se c’è qualcosa che non va, permettendo all’altro di sapere cosa proviamo, dandogli la possibilità di manifestare le motivazioni del suo cambiamento, nella maggior parte dei casi si innesca uno strano meccanismo, per cui si adottano comportamenti sbagliati che portano ad un netto peggioramento, tanto da arrivare a compromettere persino l’amicizia.
Chi si sente trascurato, comincia a darsi spiegazioni che stanno tra il vittimistico e il disincantato. Interpreta il cambiamento dell’altro in modo egocentrico, pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato, andando alla ricerca di colpe che non esistono, e cerca quindi un capro espiatorio, come ad esempio un nuovo partner, la nascita di un figlio, fino a pensare che se l’amico/a non si fa sentire è perché non gli serviamo più.
Il problema è che questo lavoro mentale va avanti senza che l’altro ne sospetti persino l’esistenza, così quando ci si incontra o ci si sente non si perde l’occasione per fare battute del tipo: “Se aspetto che mi chiami tu… potrei essere morto, nel frattempo”. La polemica e il sarcasmo, si insinuano nel rapporto d’amicizia e l’altro inizia a sentirsi in obbligo di dimostrare qualcosa e di doversi giustificare. Da quel momento il rapporto perde di leggerezza e spontaneità ottenendo come risultato l’allontanamento dell’altro.
Chi, in qualche modo, si sente tradito, infatti, fa il grave errore di non parlarne subito con l’altro, senza considerare che se l’amico è più distante del solito magari è perché è preso da preoccupazioni che non può o non vuole esprimere, oppure sta lavorando tanto, o ha una situazione personale difficile e attraversa una fase di generale chiusura.
La cosa migliore, dunque, è chiedere serenamente, e presto, cosa accade, senza derive cervellotiche, rispettando la risposta dell’amico e soprattutto provando a cogliere nel suo cambiamento delle possibilità nuove anche per noi.
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