Non si riesce ancora a gestire l’ansia derivante dagli effetti della pandemia ancora in atto e lo spettro della guerra, almeno per le persone non colpite direttamente dal conflitto, diventa l’ulteriore elemento con il quale combattere per tentare di mantenere inalterata la propria sanità mentale.
Ansia difficile da gestire
Dobbiamo ritenerci fortunati di non essere direttamente coinvolti sul territorio da ciò che purtroppo i cittadini ucraini stanno sperimentando dopo l’attacco della Russia. E se per loro la paura di non farcela è una costante che porta a combattere gli adulti e a sperare che non rimangano traumi troppo gravi nei bambini questa minaccia corrode, seppure in modo ovviamente diverso, anche la psiche di chi non vive in modo diretto il conflitto ma sente l’ennesimo peso di qualcosa che non va sulla propria testa.
È una sensazione di ansia non facile da gestire, soprattutto per i più giovani che dopo due anni di pandemia stanno incominciando a perdere anche quella poca resilienza che erano riusciti a trovare. Il pensiero di un possibile guerra mondiale, scatenata dall’attacco russo in Ucraina rappresenta un moltiplicatore di ansia anche per gli adulti, i quali al pari dei propri figli, sono costretti ad andare avanti senza poter contare su uno sfogo realmente efficace.
La storia studiata a scuola insegna che i conflitti mondiali portano sofferenza a tutti e dopo un periodo di pace prolungato come quello vissuto dopo la Seconda Guerra mondiale, con tutto ciò che ne è conseguito a livello sociale e tecnologico, nessuno è veramente pronto a fronteggiare una guerra inutile e priva di senso.
Uno stato di allerta senza fine
Parlando con Repubblica, Claudio Mencacci, direttore emerito Neuroscienze Salute Mentale Asst FBF-Sacco di Milano e co-presidente SINPF (Società di Neuropsicofarmacologia) ha spiegato in modo perfetto quale sia il sentimento generale delle persone:
Siamo spaventati perché non siamo ancora usciti dalla paura e dallo stato di allerta legate alla pandemia, l’emergenza stava allentando la sua stretta alle nostre vite. Al fiume carsico che corre sotto di noi, si è aggiunta una nuova tempesta, la guerra, alla luce del sole. Le metafore di guerra utilizzate per la sindemia sono oggi di drammatica attualità. Nei secoli scorsi, prima c’erano le guerre poi le pandemie, ora si è verificato il contrario, senza tregua.
Questa sensazione di ansia senza scampo infetta le vite diventando patologica in alcuni casi, rendendo le persone inermi davanti anche alle normali attività della vita quotidiana, rendendo necessario un approccio proattivo alla questione, basato su un supporto terapeutico anche di tipo multidisciplinare.