Nei giorni scorsi avevamo parlato di come nelle grandi città si corra un rischio maggiore di soffrire di malattie mentali. Solitudine, ritmi frenetici, mancanza di spazi verdi, anonimato, dipendenze, sono i tarli, i fattori ambientali e sociali che rodono l’equilibrio psicofisico nei centri urbani più popolosi.
Un disagio tangibile e dilagante nelle metropoli riscontrato dalle ultime rilevazioni sui casi di depressione e ansia, nettamente superiori rispetto ai piccoli centri della provincia. Torniamo a parlare di benessere mentale nelle grandi città in riferimento ai dati sugli attacchi di panico a Roma, forniti in questi giorni dall’Isneg, l’Istituto di Neuroscienze Globale, e provenienti da un’indagine svolta in collaborazione con l’Istituto di sondaggi Swg.
Stando alle ultime rilevazioni di attacchi di panico soffre un romano su quattro, il 25% della popolazione della capitale. Delle difficoltà che incontra chi vive in una città come Roma ha parlato in Campidoglio il direttore dell’Istituto di Neuroscienze, Rosario Sorrentino, spiegando che le più colpite dal disturbo sono le donne, con picchi maggiori tra le laureate e nelle fascia d’età compresa tra i 25 e i 54 anni.
Molto colpiti dagli attacchi di panico risultano anche i lavoratori autonomi tra i 35 e i 44 anni, e non si salvano nemmeno i dipendenti, ma stavolta la fascia d’età più interessata è quella che va dai 45 ai 54 anni.
Roma è dunque nella morsa del panico. Pensate che conta 350 mila malati cronici tra i 18 e i 60 anni e 300 mila malati sporadici.
Sorrentino, che è intervenuto alla presentazione dello studio in presenza del presidente della commissione capitolina Sicurezza, Fabrizio Santori, ha spiegato che a Roma c’è una sorta di città nella città
che soffre in modo costante di attacchi di panico, prefigurando una vita nella Capitale a doppio binario, i cittadini liberi e quelli purtroppo condizionati a tal punto da vivere in una sorta di recinto con forti limitazioni esistenziali.
[Fonte: ASCA]
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