Non tagliatevi se le situazioni diventano stressanti e pensate di non farcela, ma chiedete aiuto affinché questo non si ripeta. Parliamo di autolesionismo, ovviamente. E di come sia necessario richiedere assistenza psicologica piuttosto che tentare di controllare le proprie emozioni attraverso del dolore procurato.
E’ un soggetto molto difficile da affrontare quello dell’autolesionismo, soprattutto perché spesso non capito dalle persone che sono attorno alla persona che si fa del male. L’azione più condotta di questo tipo, in particolare dagli adolescenti, è quella di tagliare la pelle delle braccia e delle gambe con una lametta da rasoio. Il dolore procurato è qualcosa che la persona stessa può controllare infliggendolo ed è questo che funziona poi nella sua mente: la sensazione di essere totalmente in controllo nella propria vita unita agli ormoni che il corpo produce di conseguenza. E’ un modo cosciente di procurarsi dolore per far passare il malessere psicologico che si prova dentro.
E’ questa sua complessità che richiama l’aiuto di uno specialista che possa essere di supporto all’individuo autolesionista affinché riesca ad incanalare in maniera positiva le sue emozioni ed affrontare i problemi. Perché bisogna guardare in faccia la realtà: non è uno, non sono 10, non sono 1000 tagli a trovarle la soluzione di una condizione avversa. E’ l’affrontarla e risolverne le cause. Qualsiasi cosa può rappresentare il grilletto che fa scattare la molla del tagliarsi. Se sentite il bisogno di farlo, immediatamente, chiedete un aiuto professionale o parlatene con le persone a voi care: potranno aiutarvi a cercare il supporto di chi ha i mezzi per condurvi alla guarigione.
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