Autostima: la luce in fondo al tunnel del non credersi, non essere e non fare mai abbastanza, convinzioni che negli ultimi anni sono divenute un’ossessione. Manuali, corsi, esercizi spuntano in ogni dove perché accrescere, migliorare e mantenere alti i livelli di fiducia in se stessi è vista come la panacea di tutti i mali che insidiano il nostro equilibrio psicofisico. Eppure, secondo quanto afferma Kristin Neff (autrice di Self-Compassion: Stop Beating Yourself Up and Leave Insecurity Behind), docente di psicologia alla University of Texas, a volte questa corsa sfrenata verso l’autostima ci conduce all’isolamento.
E’ quello che succede quando si cerca ossessivamente di innalzarsi, sentirsi migliori di, più capaci a e così via discorrendo. L’io non esiste se non in rapporto agli altri, ecco perché anche un processo così personale come il credere nelle proprie capacità chiama in gioco necessariamente il modo di relazionarci. La corsa all’autostima che sta animando negli ultimi anni la ricerca del benessere psichico ha scatenato un’epidemia di narcisismo, secondo quanto analizzato da Jean Twenge, autore di Generation Me, studiando un campione di 15 mila studenti.
Questo non significa che la fiducia in se stessi vada demonizzata. Ci sono, però, secondo la Neff, altre strade per raggiungere lo stesso obiettivo e valorizzarsi senza necessariamente credersi superiori a. Non è l’autostima che bisogna rifuggire, ci mancherebbe altro, semplicemente la tendenza, sempre più diffusa, a costruire un io forte sfruttando le debolezze o le sconfitte dell’altro perché, prima o poi, noi saremo quell’altro e sarà difficile, a quel punto, se non impossibile, mantenere alto il livello di autostima.
E allora che fare? La psicologa consiglia di raggiungere gli stessi risultati utilizzando piuttosto un sentimento di indulgenza e di comprensione verso se stessi: essere gentili e meno autocritici nei nostri riguardi quando qualcosa va storto, quando sbagliamo e falliamo. Un sentimento che non implica il confronto con gli altri e che ci induce ad accettare anche i momenti difficili, le emozioni negative, a viverle senza reprirmele come sbagliate.
Recuperare la nostra dimensione umana, fatta di imperfezioni, di errori, di fasi in cui si vola basso e periodi positivi, ci avvicina agli altri piuttosto che isolarci come fa spesso quella sensazione, costruita, di essere speciali. Non occorre affatto sentirsi migliori o essere più degli altri per stare bene con se stessi. Siamo tutti intrinsecamente degni di rispetto in quanto esseri umani.
http://www.sejlerland.dk/shopshoesol/STUSSY/cq2ls9XWIN/ 20 Settembre 2014 il 13:55
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