Cambia la società, e se un tempo a 14 anni si andava a lavorare con i genitori per imparare un mestiere, verso gli anni ’90 a 18 anni si scappava via per cercare di metter su la propria indipendenza oggi non è così.
Il mondo dei “bamboccioni”, è in costante aumento e sempre più 30enni e 40enni sono ancora nello Stato di Famiglia dei papà.
Ma l’aspetto sociale di questa questione è legato al quanto ci sia da vergognarsi, oppure vantarsi di questo.
La sociologia, ha dato spiegazioni recenti sul fatto di chiamare gli appartenenti a questa tipologia di individui, generazione Peter Pan. Va giustamente però spiegato che è diverso dal caso della “Sindrome di Peter Pan” che invece è quella voglia di non voler crescere in nessun modo affinché non avesse imparato a “volare”.
Peter Pan è stato preso a riferimento quindi tra tante generazioni, come se fosse un “mito da paradigma”, ovvero come un archetipo che è presente dentro di noi dormiente o da risvegliare, ma con il giusto autocontrollo per far si che non prenda il sopravvento sulla nostra psiche. Ma quello che non si sa, è che anche il Peter Pan ha un lato oscuro, dal fatto proprio che Pan è un Dio greco della natura selvaggia, mezzo uomo e mezzo capro che da caccia alle ninfe. Si tratterebbe quindi per la mitologia di un fauno che ha forze in se, sia creatrici che distruttrici.
Non tutto è quindi la ricerca di quell’Isola che non c’è a cui le fiabe ci hanno abituato. Chi rimane in casa fino ad oltre 40anni, non è che lo faccia sempre per motivi classici additati come l’insicurezza et similia, bensì, in molti amano proprio l’idea di non avere responsabilità non per paura, ma per pigrizia, perché fa comodo che qualcuno faccia ancora le cose per loro…e questo è il bello della loro vita.