Meditazione: come agisce sul nostro benessere psicofisico? Sappiamo che è il fondamento del rilassamento ma c’è di più della semplice distensione della mente: meditare ha infatti benefici a lungo termine sul cervello. L’équipe di Sara Lazar della Harvard University appena qualche anno fa è riuscita a notare che l’insula anteriore destra e la corteccia prefrontale dei meditatori esperti erano più spesse rispetto a persone della stessa età non avvezze alla pratica della meditazione.
Si trattava, nello specifico, di persone che avevano meditato almeno sei ore alla settimana per nove anni consecutivi. Nel corso del tempo queste aree cerebrali solitamente si assottigliano. La meditazione permette di invertire questa tendenza, rallentando, di fatto, il processo di invecchiamento del cervello, con quanto ne consegue per le abilità cognitive e la prevenzione di malattie legate alla perdita di colpi imputabile all’età che avanza.
Uno studio più recente condotto dai ricercatori dell’UCLA ha evidenziato un altro aspetto positivo della meditazione sul cervello: l’aumento di connessioni forti tra le diverse aree ed una diminuzione del restringimento cerebrale che in genere si verifica con l’età. Il potenziamento delle connessioni influenza a sua volta la capacità dei segnali elettrici di raggiungere rapidamente il cervello.
La meditazione, spiega il professor Eileen Luders, coordinatore dello studio, non solo causa cambiamenti nell’anatomia cerebrale agendo sull’aumento di spessore, ma anche impedendone la riduzione. Se praticata con regolarità e con costanza nel corso degli anni può rallentare l’invecchiamento legato all’atrofia cerebrale, e questo potrebbe, non è escluso, avere un impatto più che positivo anche sul sistema immunitario.
Tuttavia, avvertono i ricercatori, potrebbe anche darsi che ci siano persone predisposte alla meditazione ovvero che queste differenze cerebrali tra chi medita e chi non lo fa non siano una diretta conseguenza dell’allenamento. Ad esempio, spiega Luders, una particolare anatomia del cervello può aver spinto un individuo verso la pratica regolare della meditazione.
[Fonti: “Meditation Experience Is Associated with Increased Cortical Thickness,” Neuroreport; Enhanced Brain Connectivity in Long-term Meditation Practitioners,” NeuroImage]