Secondo uno studio pubblicato dalla “Harvard Business Review” lavorare troppo può essere una pessima scelta, nel lungo periodo. Un anno è il tempo massimo di resistenza per il 50% dei manager uomini e per l’80% dei manager donne all’interno delle multinazionali, con un tempo medio lavorativo di 60-70 ore settimanali. Gli uomini dimostrano dunque una resistenza maggiore rispetto alle colleghe donne, ma dopo non più di 5 anni perdono gli stimoli e la creatività.
Un dato confermato anche da una ricerca Isfol, che sottolinea la crescita preoccupante dell’intensità del lavoro: la quota di persone “sotto pressione” è salita al 29%, contro il 21% del 2002.
Appare dunque ancora considerevole lo sforzo fisico richiesto agli occupati italiani (valutato rilevante dal 42% degli intervistati) ma soprattutto pesa lo stress (64%).
Combattere lo stress dipende in parte dalla capacità dei singoli di far fronte a richieste e pressioni durante il lavoro. Molto spesso il peso psicologico di una professione non dipende dalle responsabilità o dalle difficoltà presenti, ma nasce da un atteggiamento dell’individuo nei confronti del lavoro.
Per risolvere alla radice queste situazioni, dobbiamo cambiare il nostro approccio al lavoro: interroghiamoci con onestà su questo aspetto. Stiamo dedicando troppe ore alla carriera, rinunciando completamente alla vita personale? Diamo troppa importanza a quello che succede in ufficio? Ci sentiamo sempre in competizione con i colleghi e accumuliamo rabbia nei loro confronti? Ci facciamo travolgere da stereotipi che non ci appartengono, come ad esempio il fatto che per fare carriera si debba per forza restare alla scrivania fino a tarda sera? Non riusciamo a delegare i nostri compiti ai collaboratori, perché non ci fidiamo e quindi siamo sempre oberati di cose da fare? Siamo convinti di noi dare mai abbastanza?
Una volta individuati i nostri punti deboli, cerchiamo di migliorare gradualmente. La prima regola è recuperare un buon equilibrio tra vita privata e lavoro. Cerchiamo di non prendere tutto troppo seriamente in ufficio e, una volta fuori, di coltivare hobby rilassanti fuori.
Non sempre il dipendente è da solo in questa sua ricerca di serenità: sono sempre di più le imprese sensibili al problema e in cerca di nuove soluzioni. Contro lo stress, le aziende stanno cercando dei nuovi modelli, scommettendo molto sulla creatività. Google, ad esempio, ha invitato i dipendenti a dedicare il 25% dell’orario a qualche hobby. In questo modo si ritrova la serenità, si è più creativi e le performance lavorative sono decisamente migliori.
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