Vincere la timidezza o comunque renderla un tratto non limitante per la vita sociale e professionale. Spesso si cerca la soluzione senza capire a fondo il problema, un approccio che non di rado è all’origine dei fallimenti. Dove nasce la timidezza e perché in alcune situazioni riusciamo ad essere terribilmente spavaldi mentre in altre avvertiamo un profondo imbarazzo e ci sentiamo a disagio? Secondo Alex Lickerman, vice presidente degli Student Health and Counseling Services della University of Chicago, la timidezza nasce da un’eccessiva concentrazione su se stessi, nello specifico si pensa ossessivamente, si dà peso (e si teme) il giudizio degli altri.
Ecco spiegato perché, quando entriamo in una stanza piena di familiari ci sentiamo rilassati mentre la stessa situazione con persone estranee ci fa sentire terribilmente esposti. E non perché i familiari non ci critichino, tutt’altro. Se ci pensate bene vi renderete conto che, davanti ad un parente che detestate, potrete sentirvi annoiati, seccati, irritati ma non timidi. La spiegazione è molto semplice: sappiamo già cosa pensa di noi, siamo preparati. La timidezza, invece, nasce dal timore di un giudizio nuovo e spesso muore quando quella prima impressione è stata formulata, si è rotto il ghiaccio. E’ il non sapere cosa gli altri pensano di noi che ci mette a disagio, forse più di un giudizio negativo ormai noto.
Lickerman suggerisce, dunque, di intervenire alla radice del problema ovvero limitando un’eccessiva concentrazione su noi stessi. Piuttosto che fissare la nostra attenzione sulle reazioni che persone nuove avranno al nostro modo di essere, di comportarci, di vestirci, di relazionarci, dobbiamo sforzarci di dirottare il nostro sguardo sugli altri, evitando che si rifletta come un boomerang su di noi. A conti fatti è la nostra mente che ritorce e spesso distorce un gesto, un’espressione, il tono della voce di un estraneo e lo proietta contro di noi. Dal momento che nella vita dovremmo giocare dalla nostra parte, è facile intuire come questo atteggiamento non sia di grande aiuto.
Piuttosto che investire in una maggiore sicurezza di sé, per vincere la timidezza, spiega Lickerman, bisogna tentare la strada della compassione e della comprensione. Questo perché, al contrario di quanto si è portati a credere, anche le persone più estroverse e spavalde e chi è dotato di grande autostima in certi casi possono sperimentare la timidezza. In quella stanza piena di estranei ci sono persone che sono intimidite allo stesso modo da noi o da qualcun altro, magari non è vero ma pensarlo aiuta e soprattutto distrae l’attenzione da noi stessi. Un percorso difficile ma non impossibile.
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