Interpretare, osservare e infine approfondire uno sguardo, arricchisce moltissimo e soprattutto affina la capacità di guardare alle cose, al mondo: offre nuove chiavi di lettura, altri codici.
Siamo tutti bene o male consapevoli che esistono atteggiamenti o comportamenti che ostacolano l’interazione con gli altri, anzi bisogna sottolineare come la comunicazione non verbale risulti di fatto un “codice di controllo” delle “relazioni non verbali”; pertanto è un vero peccato che in questa direzione manchino dei veri e propri studi scientifici.
Chi desidera imparare questo linguaggio, dovrà procedere naturalmente per gradi, cercando di carpirne i significati solo apparentemente celati da “ciò che non si dice”. L’obiettivo che ci si deve porre è il desiderio di allargare, rendere più profonda la conoscenza di sé.
Per avere un’idea del linguaggio non verbale, basta immaginarsi in un paese straniero e con poca o alcuna conoscenza della lingua, per farsi comprendere, si utilizzeranno di certo altre risorse ed in particolar modo i gesti e le espressioni facciali. Le differente latitudini ci permettono infatti di comunicare con un linguaggio che è universale e non scritto.
Per Watzlawick, la comunicazione si muove su due piani: quello del contenuto e quello della relazione, le parole trasmettono le informazioni e il corpo dà profondità alle informazioni.
Il linguaggio non verbale infatti dà peso e “sostanza” a quello verbale e incisive saranno il tono, la mimica, lo sguardo, l’atteggiamento, la distanza.
Naturalmente non è così automatico analizzare comportamenti e segnali, ma questo ci “allena” ad una maggiore osservazione, affinandoci nella capacità di analisi e l’empatia.
E’ importante però non considerarli dei “codificatori” assoluti, anche quelli che ci sembrano validi. Inoltre è importante che diventi un’ossessione la ricerca della sincerità a tutti i costi, spesso infatti risulta inopportuna, offensiva e inaccettabile.
Altresì è fondamentale ricordare che il linguaggio non verbale stabilisce che nessun segnale da solo ha un preciso potere enunciativo e che è legato a filo doppio da quello verbale , quindi nel comprendere realmente un’intenzione, bisogna tener conto necessariamente di entrambi.
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