Come riconoscere e curare l’ansia da prestazione? Lo abbiamo chiesto, in questa intervista, al dottor Roberto Paola, psicologo, psicoterapeuta familiare, che ci aiuterà a saperne di più sulle cause, criteri diagnostici e rimedi di questa condizione che spesso può rappresentare la spia o la causa di problemi relazionali all’interno della coppia.
Quando si può parlare di ansia da prestazione? Esistono dei criteri definiti?
Innanzitutto diciamo che non esiste una definizione univoca, standardizzata, di ansia da prestazione. E ciò perché non è in alcun modo un disturbo clinico. L’ansia da prestazione è una condizione che si manifesta nel momento in cui la persona si avvicina a compiere una performance, sia essa ad esempio una competizione sportiva, lavorativa, sessuale o qualsivoglia altra prova in cui l’individuo è impiegato. A livello sessuale, che è l’ambito che più ci interessa in questo momento, gli specialisti la intendono come una risposta disadattiva nell’atto di produrre una prestazione. Può costituire un problema nel momento in cui essa interferisce in modo significativo nella vita della persona compromettendone, ad esempio, il lavoro o le relazioni sociali e affettive, e associandosi a disfunzioni sessuali come ad esempio l’eiaculazione precoce.
Quanto l’educazione sessuale in famiglia può influire su questo tipo di disturbo? E i fattori sociali?
Sicuramente, a livello psicologico, l’avere ricevuto un’educazione familiare e/o religiosa rigida e sessuofobica, la presenza quindi di convinzioni che rendono difficoltoso il rapporto con il proprio corpo, con la sperimentazione della propria sessualità e con il sesso in generale, può influenzare l’insorgenza di problematiche di questo tipo che, e ci tengo a sottolinearlo, riguardano primariamente la sfera relazionale dell’individuo, e non sono da considerarsi esclusivamente della persona.
Rispetto al passato permangono difficoltà a rivolgersi a professionisti?
Le cose sono cambiate! Fortunatamente oggi c’è un maggior numero di utenti che accede ai servizi di psicologia e psicoterapia più che nel passato, e ciò per una maggiore consapevolezza riguardo agli argomenti legati alla sessualità e rispetto ai quali permane ancora molta disinformazione, non solo tra i giovani ma anche tra i professionisti della salute. C’è sicuramente il desiderio di mettersi in gioco per risolvere il “problema” anche se allo stesso tempo si avverte confusione rispetto alle figure più idonee cui potersi rivolgere. Per questo motivo sarebbe opportuno investire molto nella formazione dei medici di base, i quali troppo spesso “colludono” con il bisogno del paziente di risolvere il problema in tempi brevi, non riconoscendo nel “disturbo” le delicate implicazioni psicologiche e relazionali, ma guardandolo esclusivamente come uno stato di malessere o di malattia, curabile farmacologicamente. Ciò li renderebbe maggiormente sensibili all’invio dei pazienti a professionisti psicologi psicoterapeuti, con una formazione sistemico-relazionale e familiare.
Come si interviene? Quali sono le forme di trattamento più efficaci?
Una volta escluse le cause di natura organica e dopo una raccolta anamnestica finalizzata alla conoscenza dell’ambiente culturale affettivo del paziente, il trattamento si concentra sugli aspetti psicologici. Generalmente, soprattutto quando l’ansia di prestazione si accompagna a disfunzioni sessuali come l’eiaculazione precoce o ritardata il trattamento si struttura su più livelli. A volte può essere opportuno attivare forme di psicoeducazione finalizzata alla conoscenza dell’anatomia sessuale e delle fasi del funzionamento erotico, al miglioramento della consapevolezza del proprio corpo e la comprensione dei fattori fisiologici e psicologici coinvolti nel rapporto sessuale, l’esame delle credenze e dei miti comuni inerenti il sesso, ecc. Ad un altro livello è possibile attivare una psicoterapia di coppia dove entrambi i partner possono esplorare la propria dimensione relazionale. Attraverso la psicoterapia di coppia si favorisce la possibilità di trovare nuove e più funzionali modalità di ascolto reciproco e di espressione dei bisogni personali, laddove il sintomo manifestato acquisiva prima del percorso psicoterapeutico un significato e una specifica funzione all’interno della relazione. L’intervento terapeutico ha come scopo sia la soluzione del problema o del conflitto espresso dal singolo, che il benessere psicofisico di entrambi i partner.
Il dottor Roberto Paola è uno psicologo e psicoterapeuta familiare. Vive e lavora tra la Calabria e Roma. Svolge attività di consulenza psicologica, diagnosi e psicoterapia individuale, di coppia e familiare. [email protected]
Foto Credits | lewisha1990 su Flickr
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