Cos’è un rituale? Ne esistono tante formule, ogni struttura ha i suoi, come quelli religiosi ad esempio. Vi sono anche i rituali di passaggio, che facilitano l’evoluzione da una condizione a un’altra. La nascita, l’attribuzione del nome a un bambino, l’ingresso nell’età fertile, la morte…Ma anche le stagioni dell’anno: qualsiasi fase della vita è un passaggio, ma se hai smarrito il rituale che ti accompagna da uno stato all’altro, la tua mente rimane lì dove sei, nel passato, e lo ripete in continuazione. E’ importante che si spezzi questa ripetizione. Ma non in modo traumatico: prima devi saper onorare ciò che stai per lasciare.
Nella vita di tutti i giorni ci capità di compiere inconsapevolmente dei rituali? La cosa fondamentale nel rituale, è l’intenzione. Lavarsi i denti tutti i giorni, fatto in modo meccanico è ad esempio, un’abitudine, invece se la mia intenzione è di lavare via tutte le parole che ho detto e di trasformarle in rose, allora questo può considerarsi di buon grado un rituale.
Uscire dal letto ogni mattina, può essere vissuto come una nascita e dunque ogni azione della giornata, è adatta a diventare un rituale, ossia può essere colta nella sua dimensione metaforica. L’uomo moderno, ne sente un enorme bisogno. Quali sono i rituali che la società oggi ha dimenticato? In generale, proprio i rituali di passaggio. Uno per tutti quello della nascita. L’epidurale e tutti gli altri interventi che tendono a medicalizzarla oscurano il suo aspetto di rito.
Ci sono riti inoltre in grado di aiutare gli uomini a diventare uomini veri: ossia non dei macho, nè persone determinate dal loro potere economico e sociale. Si tratta di rituali molto forti che tra l’altro fanno venire fuori l’energia guerriera. E integrano la parte femminile, di cui molti si vergognano. Andrebbero però creati, anche degli psicorituali iniziatici dedicati alle donne, per liberare il loro cervello da tutti i miti che le ingabbiano: Eva la peccatrice, Maria la vergine. E poi la puttana, la madre, la sposa.