Difficile rimanere ottimisti quando le borse crollano, i mercati soffrono e i Governi tirano la cinghia sottraendo linfa vitale alla ripresa dei consumi, allo sviluppo, alla salute, all’istruzione, al benessere ed a tutti quei settori che, a torto, torto marcio, vengono considerati non necessari, come l’arte, la musica, il cinema, l’istruzione, il sostegno e la fiducia alle idee ed allo slancio delle nuove generazioni. Eppure, crisi economica, personale, di valori o sociale che sia, spesso un momento difficile, in cui sembra che si sia toccato il fondo, fa nascere nuove speranze, sviluppa l’inventiva, la capacità di plasmare le avversità ed i venti contrari a proprio favore.
Con questo non intendiamo che la crisi sia positiva, tutt’altro, soprattutto la depressione economica più nera che stiamo affrontando negli ultimi anni noi Paesi occidentali, non avvezzi alle ristrettezze economiche ma abituati a spendere e spandere, a pensare in grande. Tuttavia dalla crisi nascono spesso dei cambiamenti radicali nei modelli di vita e di consumo, ci si industria per trovare soluzioni efficaci, si mette in discussione un sistema sbagliato, fallimentare. A conti fatti, si ha la speranza di uscirne migliorati, più forti e più consapevoli degli errori commessi.
Ad esempio, oggi, proprio grazie a chi ha visto lontano in un momento di crisi, credendo in quello che era ancora un miraggio, stiamo assistendo al boom del mercato delle energie rinnovabili, allo snobbare i prodotti importati per preferire risollevare l’economia locale optando per i prodotti biologici italiani, il desiderio di vivere in un mondo meno inquinato sta portando allo sviluppo di un mercato dell’auto elettrica che presto, si spera, soppianteranno quelle inquinanti.
Tutti cambiamenti, stimoli ed incentivi ad una migliore qualità della propria vita e di quella della propria comunità che sono nati dalla crisi, dall’aumento dei prezzi dei fossili, dalle varie vicende legate a carni e latticini contaminati che hanno fatto perdere consensi ai prodotti stranieri. In una crisi a conti fatti c’è chi perde qualcosa e chi guadagna e non sempre una rivoluzione nei modelli di vita, di consumo, nel modo di essere e pensare il mondo presuppone un cambiamento negativo delle proprie condizioni, a volte è un’opportunità, per quanto critica, di ripensare tutto eliminando quello che non va.