Un diario, può sembrare superato ed oggi spesso è soppiantato dal blog personale in cui ci si sfoga tramite post pubblici o almeno visibili a chi passa di lì e sa dove trovare le nostre emozioni, nero su bianco. Il diario, invece, è qualcosa di intimo, privato, una sorta di dialogo diretto con la parte amica di noi stessi, quella che non ci giudica mai qualsiasi cosa gli raccontiamo, quella che tacitamente, a mente lucida, ci consiglia, rileggendo tra le righe, quali errori non ripetere, rivelandoci, mentre scriviamo, qualcosa in più su cosa proviamo davvero.
Mentre si scrive ci si confida, si ritrova la calma, uno sfogo frettoloso oppure pacato ma sempre disponibile in futuro, quando vorremo capire come abbiamo superato un momento difficile, quali sono le cose che in quel momento ci hanno dato la forza di andare avanti, di saltare un ostacolo, dove abbiamo trovato la determinazione per raggiungere un obiettivo e vincere una sfida personale.
Ecco perché il caro vecchio buon diario non dovrebbe finire nel dimenticatoio, soprattutto quando ci stiamo mettendo alla prova, misurandoci con emozioni più grandi e situazioni difficili, anche esaltanti ed eccitanti ma impegnative. In tal caso il diario deve seguirci in metro, in treno, in aereo, a lavoro, sotto il cuscino a casa, nel parco mentre andiamo a guardare un tramonto.
Aprirlo, mettersi seduti tranquilli e scrivere equivale a parlare con se stessi, a buttare fuori tutto, quello che va, quello che non va, quello che vorremmo cambiasse e quello che vorremmo non cambiasse mai. Un modo per mettere nero su bianco emozioni, sentimenti, persone e cose importanti e prioritarie. Vederle, a distanza di ore, riempire quelle pagine ci farà capire e ci ricorderà cosa davvero conta per noi, quali sono le cose che più ci crucciano e che ci causano maggiori delusioni, fornendoci spesso l’ammissione di problemi che non avremmo mai avuto il coraggio di confessare a noi stessi senza un foglio bianco davanti ed una penna che scorre da sé ad indicarci la via.