Può capitare a tutti di esclamare, qualche volta, “La mia famiglia mi sta rendendo pazzo“. Finora, era solo un modo di dire, ma di qui ad un anno potrebbe garantire un’apposita terapia. Da qualche anno, infatti, è in piedi nel campo della salute mentale un movimento a favore dell’inclusione di una diagnosi chiamata “disordine relazionale” nella quinta edizione del Manuale statistico e Diagnostico dei Disordini Mentali (DSM), che uscirà nel 2013.
I disturbi relazionali sono definiti come “modelli persistenti e dolorosi di sentimenti, comportamenti, e percezioni che coinvolgono due o più partner in un’importante relazione personale”.In genere, chi soffre di questo disturbo ha problemi con il principale gruppo di supporto, in particolare la famiglia. Il concetto di disturbo relazionale ha una lunga storia, e già nel diciannovesimo secolo gli psichiatri francesi parlavano in proposito di “foliè à deux”, “follia a due”.
Il nuovo DSM, l’ultimo di una serie iniziata nel 1952, diventerà il testo fondamentale di riferimento nel campo delle malattie psichiatriche, e finirà per avere, di riflesso, un impatto su quasi ogni ambito della vita quotidiana. Se dunque gli autori del DSM riconoscono ufficialmente una diagnosi danno ai ricercatori un vocabolario comune per studiare i disturbi mentali, e ciò può essere utile a chi si sta occupando di malattie psichiche, le cui cause ed i cui sintomi sono spesso poco chiari. I fautori della diagnosi di disturbo relazionale sosterranno che la ricerca è dalla loro parte e le persone con questo disturbo ricorreranno sempre più spesso al medico.
Negli Stati Uniti, inoltre, dove la sanità è ancora in buona parte privata, in questo caso entrerebbero in gioco le compagne assicurative, che spesso dovrebbero pagare il costo del trattamento. Per questo molti sono piuttosto critici sull’eventuale introduzione di questo nuovo tipo di diagnosi nel nuovo DSM, e sostengono che a volere il riconoscimento di questa nuova diagnosi sarebbero i consulenti matrimoniali e familiari, figure queste che negli ultimi anni hanno preso sempre più piede nella società. Con l’introduzione della diagnosi di disturbo relazionale, si aprirebbero i cordoni della borsa per tutte le figure professionali che, negli Stati Uniti, si occupano di matrimoni andati male o problemi in famiglia, e si parla, negli Usa, di circa 800 mila coppie all’anno.
Se nel prossimo DSM figureranno anche i disturbi relazionali, molte persone si ritroveranno dall’oggi al domani ad avere un disturbo psichiatrico, ma ciò, probabilmente, più per questioni di interessi che per una questione puramente scientifica.
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Luca Fiorucci