La nostra vita è sempre più frenetica: la carriera cannibalizza il nostro tempo libero, il cellulare squilla in ogni momento, i ritmi sono sempre più veloci e siamo sempre più passivi di fronte al consumismo. Ma una via d’uscita c’è: il downshifting.
Che cos’è il downshifting? Sostanzialmente possiamo definirlo come il riadattamento ad uno stile di vita più lento e semplice. In particolare, uno dei concetti chiave di questa filosofia riguarda la diminuzione delle ore dedicate al lavoro per poterle sfruttare su esperienze più soddisfacenti sul piano umano, come ad esempio coltivare un talento artistico o essere più presenti in famiglia.
Insomma, il downshifter cerca di costruire un modello alternativo per equilibrare la nostra vita sui cardini che ci sembrano realmente più importanti. A cosa serve infatti investire tutte le proprie giornate per poter guadagnare molti soldi, se non abbiamo il tempo per spenderli? Oppure, perché chiudersi in un ufficio per garantire maggiori soldi ad una famiglia, ma poi essere fisicamente poco presenti? E quale prezzo saremmo disposti a pagare per seguire di più la crescita nostri figli oppure per smettere di non dormire a causa dello stress?
Le conseguenze economiche di questa scelta sono evidenti: meno soldi. Tuttavia possiamo godere meglio i soldi che guadagniamo. Inoltre con un po’ di organizzazione possiamo continuare a mantenere uno stile di vita simile al precedente. Inoltre molti downshifter mettono l’accento sul problema del consumismo: se la nostra esistenza dev’essere più semplice, meglio ridurre i consumi sfrenati e anche la nostra psiche ne sentirà i vantaggi.
La tecnologia non ci aiuta: Internet e cellulari ci rendono sempre reperibili e quindi è sempre più difficile trovare dei confini alle proprie attività lavorative. Non riusciamo così a staccare la spina, nemmeno la sera o i fine settimana. Per questo il downshifter vuole utilizzare i mezzi di comunicazione in modo intelligente e bilanciato, senza cercare di cadere nella trappola della reperibilità totale.