Obesità, ormai definita una vera e propria epidemia dilagante negli States e nei Paesi industrializzati, non ultima l’Italia. Negli USA le autorità sanitarie hanno obbligato i ristoranti ad inserire la tabella delle calorie nei menu. Ma il punto è: questa strategia funziona davvero per convincere una persona affamata a scegliere piatti più sani ed ipocalorici? A prima vista sembrerebbe infatti una buona idea, ma il nostro cervello, desideroso di cibo, potrebbe non solo ignorare le indicazioni su grassi saturi e contenuti calorici ma addirittura essere spinto a scegliere proprio le pietanze con l’apporto nutrizionale più alto.
Ne è convinto George Loewenstein, docente di Economia e Psicologia alla Carnegie Mellon University. Il mercato dei beni di lusso, ad esempio, si appoggia sulla conoscenza di questi meccanismi del comportamento umano ed è ben consapevole che le nostre scelte negli acquisti, anche quando c’è la crisi, sono orientate, almeno al primo impatto, sull’articolo in vendita al prezzo più alto.
Quando andiamo al ristorante abbiamo fame, ovvio, ed il nostro cervello è impostato sul desiderio di procurarsi cibo. In questo processo è coinvolto l’ipotalamo, regione che non è certo nota per le sue capacità di calcolo. Quello che cerca di fare è semplicemente immettere più nutrienti possibili nell’organismo per soddisfare la richiesta di energia e spegnere la spia della riserva. Ecco perché, che ci sia o meno un mega poster con le calorie affisse sul muro piuttosto che l’indicazione dei grassi accanto ad ogni pietanza, non ci fa affatto caso, lo ignora spudoratamente.
E la corteccia prefrontale, quella che ci spinge a prendere decisioni sagge che fa, tace? Non del tutto. Diciamo che le persone portate a controllare la tabella delle calorie e dunque ad operare scelte sane e razionali sono già quelle motivate a perdere peso o a non mangiare cibo spazzatura. In pratica, quelle che, anche senza la tabella del ristorante, sanno già quante calorie contiene un piatto perché hanno un’applicazione iPhone, si sono documentate prima o addirittura si sono portate la loro tabella da casa.
Ed allora come spingere la maggioranza delle persone ad operare la scelta più salutare? Secondo l’esperto di economia comportamentale bisogna impostare come predefinita l’opzione sana. In breve, il menu tipico del McDonald’s, ad esempio, dovrebbe comprendere come piatto base l’insalata, il panino non includere le salse ed il formaggio. La mente affamata sceglie il pacchetto all inclusive, l’opzione più sbrigativa ed allora in questo menu bisogna inserire alimenti sani ed ipocalorici, spogli di calorie aggiunte.
[Fonte: Promoting Healthy Choices: Information vs. Convenience]
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