Quante volte usciamo da una riunione senza aver concluso niente? Durante una discussione molto spesso non riusciamo a far sì che si riesca a trovare una visione condivisa, piuttosto che un esame a 360 gradi della questione in esame. Ad esempio, immaginiamo una tavola rotonda su un nuovo progetto: quante volte prevale il pessimismo? Oppure, all’opposto, un eccesso di entusiasmo contagioso non ci aiuta a scoprire i punti deboli delle iniziative in corso.
Edward De Bono, la principale autorità a livello internazionale sul pensiero creativo, propone una tecnica per raggiungere questo risultato: i sei cappelli colorati.Dietro a questo nome divertente si nasconde, in realtà, un concetto abbastanza complesso delle relazioni all’interno dei gruppi.
Il metodo dei sei cappelli infatti consente di scomporre il nostro modo di affrontare una questione in gruppo, in modo efficace. Si tratta di interpretare ruoli fissi (simboleggiati dai cappelli) che rappresentano diversi punti di vista, anche quello più lontano dalla nostra indole. I partecipanti sono di volta in volta invitati a essere emotivi, razionali, pessimisti, ottimisti, creativi e a moderare e commentare la discussione.
Chi deve immaginarsi con il cappello bianco infatti deve essere il più possibile oggettivo: deve presentare in modo freddo i dati. Per contro, a chi è assegnato il cappello rosso è richiesta una forte emotività, esprimendo di getto suggerimenti e intuizioni. Il giallo è il cappello dell’ottimismo, mentre chi indossa il nero dovrà sottolineare gli aspetti negativi. Chi indossa il cappello verde dovrà sforzarsi di portare nuove idee. Per ultimo, chi ha il cappello blu dovrà moderare l’andamento della riunione e imporre delle regole.
Il metodo dei sei cappelli è stato ormai adottato da molte delle più grandi aziende del mondo, grazie alla facilità con cui è possibile impararlo e applicarlo. Inoltre si tratta di una tecnica che ha dato ottimi risultati, rendendo le riunioni molto più costruttive.