Gli effetti dei videogiochi sulla psiche, sul comportamento, sulla personalità e lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti spesso vengono bollati e liquidati in maniera troppo semplicistica come buoni o cattivi. Il dottor Douglas Gentile, psicologo alla Iowa State University, reputa fondamentale superare questa dicotomia per distinguere e valutare i molteplici fattori e i diversi influssi percepiti dall’utente, senza demonizzare o al contrario osannare le proprietà educative piuttosto che diseducative dei videogames.
L’offerta videoludica è infatti oggi talmente vasta da non poter essere marchiata di una singola etichetta dagli educatori: positiva o negativa. Tra il bianco e il nero c’è un ampio spettro di grigio che corrisponde ai molteplici effetti dei videogiochi su bambini e adolescenti. Così l’esperto in uno studio pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Child Development Perspective.
Per Douglas ci sono almeno cinque dimensioni suscettibili di influenzare l’effetto di un videogioco sulla psiche e lo sviluppo di abilità: l’ammontare di tempo dedicato al gioco, i contenuti, il contesto, la struttura e la meccanica di gioco.
I genitori spesso si preoccupano soltanto di quanto a lungo i figli stiano incollati alla console o del genere di gioco a cui si appassionano. Eppure, spiega lo psicologo, quando ho compiuto studi sugli effetti dei videogiochi in cui sia il fattore dei contenuti che il fattore tempo non potevano influire ho scoperto che la faccenda è molto più complessa. Ad esempio, alcuni studi riportano che i bambini che trascorrono molte ore a giocare ai videogiochi ottengono risultati peggiori a scuola. Però può essere vero anche il contrario, ovvero che chi ha problemi a scuola si tuffa maggiormente nei videogiochi, una dimensione in cui riesce ad avere più padronanza.
Per quanto riguarda il contenuto ha un ruolo indiscusso: è ovvio che i bambini apprendano dal gioco, è il motivo per cui è dimostrato come videogiochi didattici, violenti o a favore della socialità ottengano i relativi effetti.
Però non bisogna generalizzare. Ad esempio: un gioco violento in cui si gioca insieme agli amici e si combatte in gruppo potrebbe sì sviluppare aggressività incitata dal branco che sostiene lo stesso atteggiamento, oppure? Oppure potrebbe stimolare il lavoro di squadra, la solidarietà, portando il bambino a credere che stia aiutando qualcuno, i propri amici, a combattere il male, il che sorpassa il fattore aggressività.
E ancora, altra dimensione: il modo in cui il gioco è strutturato sullo schermo può influire sul miglioramento delle abilità visive. Per quanto riguarda la meccanica di gioco, se si gioca con la board della Wii piuttosto che con il corpo con il Kinect o con il joypad, anche questa rappresenta un fattore determinante per capire gli effetti sullo sviluppo delle abilità motorie.
I videogiochi, secondo Douglas, possono avere effetti sia positivi che negativi, percepiti dal giocatore anche simultaneamente. Ecco perché chi li progetta deve tenere conto di queste cinque dimensioni, anche per superare la dicotomia buoni/cattivi con la quale vengono bollati i videogames.
Attualmente Gentile sta lavorando ad uno studio che esamina i diversi fattori in The Beatles: Rock Band.
[Fonte: “The Multiple Dimensions of Video Game Effects. Child Development Perspectives“, Douglas A. Gentile.]
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