Molti disturbi fisici sono il sintomo di un disagio psicologico, come nel caso della cervicale, che rivela l’assenza di un dialogo tra emozioni e razionalità. Il tratto cervicale, infatti, dal punto di vista simbolico, rappresenta una sorta di “crocevia” tra il capo e il resto del corpo.
Non è raro, infatti, accusare una serie di disturbi in quest’area del corpo quando tra le parti in gioco viene meno l’equilibrio. Non si tratta solo di cattiva postura occasionale e spesso non ce ne rendiamo conto fino a quando quella sensazione sgradevole, che ci fa percepire il collo come legato e pesante, diventa un dolore acuto che ci costringe a fermarci e a sentire cosa, nella nostra vita, ha preso una cattiva piega.
Il collo è un punto del corpo che che condensa diversi significati simbolici. E’ un punto di passaggio, come abbiamo detto prima, attraverso il quale ciò che nasce nel cervello si prepara a tradursi in azione. Questo, implica la capacità di orientarci nello spazio.
Il tratto cervicale può essere colpito anche da un irrigidimento delle vertebre, che porta gradualmente ad avere il collo rigido e senza elasticità. Il collo in questo modo, perde la sua funzione di raccordo e corpo e testa diventano come 2 mondi separati, in cui è la parte emotiva ad essere sacrificata in favore della razionalità.
La cervicale rivela un individuo uni-direzionato, come se avesse i paraocchi, incapace di essere flessibile, di cogliere il mondo circostante e di vivere appieno ogni stimolo. Il tratto cervicale può subire diverse deformazioni e ognuna con un significato ben preciso.
Spesso capita di vedere persone con il collo proteso in avanti, tipico dei soggetti che sono orientati solo al futuro, come in una corsa frenetica senza riuscire a cambiare direzione quando serve. La parola d’ordine delle persone senza collo, invece, è la solidità. Questi soggetti, infatti, sviluppano una grande resistenza e una notevole concretezza.
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