Trattenere i propri sentimenti fa male. Soprattutto chi soffre di malattie cardiovascolari deve stare molto attento alle gestione delle emozioni, in particolar modo la rabbia. Secondo uno studio olandese, pubblicato sull’American Journal of Cardiology, le persone con problemi di cuore che non esprimono la rabbia rischiano, infatti, ben tre volte di più di avere un infarto.
Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori olandesi, coordinati da Johan Denollet della Tilburg University, hanno preso in esame 644 pazienti con problemi cardiaci e li hanno seguiti per circa sei anni. In questo arco di tempo il 20% delle persone coinvolte è andato incontro ad un evento cardiaco grave o addirittura fatale.
Il 27 % del campione era costituito da individui tendenza a sperimentare emozioni negative e soprattutto a inibirne l’espressione nelle interazioni sociali. In pratica la descrizione di questo gruppo corrisponde a quello che comunemente appare come una persona cronicamente stressata, afflitto costantemente da preoccupazione, insicurezza, tensione, ansia, rabbia e tristezza.
Gli esperti hanno quindi analizzato la relazione fra la capacità di esprimere le emozioni negative con il livello di salute dei pazienti, notando come la repressione dell’ira esponga a maggiori rischi: un’ulteriore prova della capacità del nostro corpo di soffrire a causa dello stress psicologico.
Studi precedenti hanno evidenziato esplicitamente che gli scatti eccessivi di ira possono far male al nostro sistema circolatorio perché sono in grado di indurre una sorta di «strangolamento» dei vasi che lo ossigenano e quindi favorire un infarto.
L’attuale ricerca pone invece l’accento sugli effetti pericolosi che possono nascere da una gestione sbagliata delle emozioni. “La rabbia è una delle emozioni che ci dice che quello che sta accadendo non è in sintonia con le nostre aspettative – fa notare Johan Denollet -. Non va repressa, ma neanche palesata platealmente. La soluzione è nel mezzo: bisogna imparare a gestirla in modo costruttivo”. Quindi, la soluzione migliore per i cardiopatici è proprio una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni, magari da raggiungere con la’iuto di un terapeuta.