La lettura delle favole in chiave psicologica è un ambito davvero molto interessate a cui ho iniziato ad approcciarmi grazie ad un libro di Verena Kast, “Le fiabe che curano”. Come i sogni, infatti, anche le favole hanno qualcosa da raccontare su noi stessi, su come siamo e come potremmo essere. Al di la di questo concetto, è altrettanto affascinante approfondire il significato profondo racchiuso all’interno di ogni fiaba.
Prendiamo ad esempio, la storia di Cappuccetto rosso, una fiaba classica, che offre un’interessante spunto di riflessione. Esistono molte versioni di questa favola, ma le più famose sono quella di Perrault, che non ha un lieto fine, e quella dei Fratelli Grimm, dove invece la nonna e la piccola vengono salvate dal taglialegna.
La fiaba, in generale, ci presenta il tema dei pericoli in cui ci si può imbattere nel corso della vita (il lupo) e di come superarli. In apparenza, la funzione di ammonimento sembra quella più evidente. La mamma di Cappuccetto rosso, infatti, si raccomanda con la bambina affinché si guardi dal lupo, e anche Perrault, alla fine della fiaba, non si risparmia la chiusa moralistica: cari bambini, non date retta agli sconosciuti, le persone più pericolose sono quelle più seducenti, servizievoli e gentili.
Soprattutto nella versione dei fratelli Grimm, l’incontro con il lupo appare come un passo fondamentale per acquisire una nuova coscienza di sé. Il lupo rappresenta quella forza sempre presente all’interno del bambino e in ciascuno di noi, che va riconosciuta. Il pericolo, infatti, è quello di identificare il lupo con il cattivo, cosa che non permette di identificare quella forza e che, dunque, non conoscendola, finirà per imprigionarci, proprio come la nonna e Cappuccetto nella pancia del lupo.
Il bambino, però, può scoprire la presenza di un’altra forza, quella rappresentata dall’eroe taglialegna, che non ha la funzione di sopprimere quella distruttiva, tant’è che il boscaiolo non uccide il lupo, ma di liberare l’anima imprigionata. Il lupo ci sarà ancora, e sempre, ma quello che cambia è la capacità di Cappuccetto rosso di riconoscerlo. La favola, infatti, vuole insegnare al bambino, ma non guasterebbe ricordarlo anche agli adulti, che all’interno di noi non esistono forze di per sé buone e cattive, ma solo forze che innanzitutto vogliono essere riconosciute.
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