Felicità, la inseguiamo in tanti, cercatori di attimi felici improvvisati o esperti, come si trattasse di scovare un qualcosa che si nasconde bene e il più delle volte, magari, scopriamo che si tratta di un giocare a nascondino con noi stessi e che la felicità ci sfugge di mano proprio quando cerchiamo di trattenerla piuttosto che viverla.
La ricerca si interroga da tempo su quale sia il cammino che conduce alla felicità, quali i fattori che più contano, quei sentieri che se imboccati ci fanno arrivare prima ad essere felici e più a lungo. Soldi, amore, salute, il giusto mix. Cos’è la felicità se non un concetto che sfugge, da sempre, ad ogni tentativo di definizione? Nell’impossibilità di tracciarne confini precisi, si indaga su quali siano le età più felici della vita, interpellando persone di età diverse sui loro momenti migliori, i picchi di felicità.
Su questo filone si colloca un recente studio dell’Università di Maastricth, che individua un calo della felicità intorno ai 30 anni, ed un ritorno dopo i 50. Una curva dello stato d’animo ad U. Dopo i 50 anni diminuiscono le aspettative per il futuro e si inizia a godersi la vita. Al contrario, come spiega Bert van Landeghem, uno degli autori:
La diminuzione dopo i 20 anni è così profonda che la sua entità è paragonabile a quella dopo aver perso il lavoro.
Il fatto che a 60 anni si sia felici quanto a 20 però, avverte l’esperto, non implica che la vita sia migliore: un 25enne e un 65enne sono sicuramente d’accordo sul fatto che la vita migliore sia quella del primo ma il 65enne potrebbe comunque essere più felice, perché ha imparato ad esserlo con quello che ha.
Imparare ad essere felici con quello che si ha, sarà questa la ricetta di felicità che i ricercatori si sono lasciati sfuggire mentre dissertavano su numeri e fasi della vita? E se imparassimo prima dei cinquanta?
[Fonte: Ansa]
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