In questi giorni, vi abbiamo parlato di geni, DNA e soprattutto educazione. Questi i cardini principali della felicità. Si è dimostrato però che il DNA è il primo ed unico gestore della felicità dell’essere umano. Ovviamente non è una realtà scientifica certa, ma legata non solo al concetto di emotività ed all’interiorità della persona. Quindi, non solo il cervello è indice del nostro benessere psicologico, ma il fisico ha la necessità di dare input benefici al nostro spirito.
Chi riesce ad essere sempre felice, ma principalmente riesce a farsi scivolare addosso tutti i problemi, non passa in rassegna il tutto attraverso la macchina pensante del cervello, bensì, il tutto è mediato dal proprio DNA.
Le persone molto spesso riescono a percepire la vita attraverso le esperienze e da li fortificarsi o abbattersi. Uno degli esempi chiave di questa gestione corporea è quella che vede il dolore psicologico, come fonte di nuova forza psicologica. Anche questo non è veritiero, anche perché quando poi si riesce a trovare una situazione che ci rende nuovamente felici rispetto alla precedente, il tutto viene cancellato con un colpo di spugna. Causa genetica, quindi, quella dell’essere felici, impassibili o semplicemente più freddi rispetto ad una serie di sensazioni.
Lo studio riportato già da IoValgo, come scritto in precedenza è stato curato dalla London School of Economic parla dell’5-HTT in doppia coppia rapporto è tra psicologia, neurologia, ma anche genetica.
Il problema è che alcune critiche sono già state mosse a quest’ultimo, dai ricercatori di Berlino, che hanno dichiarato quanto una serie di variabili, legate al mondo dell’educazione, al mondo del trascorso e soprattutto alle esperienze personali forti. Il DNA, sarebbe in pratica visto solo come un “mediatore” dai tedeschi che invece ribadiscono l’importanza dell’aspetto psicologico nella situazione di felicità. Probabilmente, la scuola di pensiero cognitivista in questo caso pone un altro punto di vista ai ricercatori.