Francesco Piccolo, è sottile, intelligente, arguto e profondo e la sua penna ha il dono incredibile di far ridere e sorridere. Poliedrico sceneggiatore collabora attivamente a film di gran successo come Il caimano, Caos Calmo e il più recente La prima cosa bella di Paolo Virzì, che s’è conquistato una candidatura agli Oscar 2010.
Nei suoi libri vi si riscontra sempre una leggerezza che non è mai stucchevole o ridondante. E questa è possibile ritrovarla sia in Allegro occidentale (2003) che in L’Italia spensierata (2007) ed anche nel romanzo La separazione del maschio (2008), in cui si ripercorrevano le gesta di un ostinato fedigrafo, epicureo e felice.
Ora lo scrittore, di origini campane ma romano d’adozione, ci riprova con Momenti di felicità tascurabile (Einaudi, pp.134, euro 12,50).
E’ l’incontro di tanti frammenti narrativi, in cui il protagonista – un fiero abitante della città, condizione imprescindibile e che lo rende felice – vive intensamente attimo per attimo, facendosi sorprendere talora dall’improvvisa contentezza che dona il quotidiano.
Lo sguardo di Piccolo è tutto per una Roma dalla grande umanità e malinconica ma che riesce sempre a strapparci un sorriso.
Ho scritto per accumulo, strada facendo, per poi ritrovarmi con qualcosa che mi assomigliava e che aveva una sua unitarietà. Il libro è frutto di una reazione istintiva all’insoddisfazione imperante, al leit motiv del “me ne voglio andare”. Io non me ne voglio andare. Mi sembra ancora bellissimo essere sbarcato nella Capitale. I suoi difetti e la sua aggressività me li lascio scivolare addosso.
La narrazione di Piccolo si fa individualista, solitaria ma di chi non è indifferente alle sorti dell’altro e lo ama, lo ama affettuosamente…
Se posso trovare un senso ai gesti minuti, ai dettagli che sono momenti di felicità trascurabile, e per me dunque importanti, è che non hanno nulla di solipsistico. Parlo di piacere sempre in relazione agli altri.
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