Gli esperti si interrogano da tempo su un quesito a dire il vero di non facile risoluzione: troveremo un altro Einstein? Nascerà un genio altrettanto sorprendente? Alcuni affermano che non ci riusciremo mai e che non dovremmo nemmeno provarci perché è impossibile, altri invece, più fiduciosi, sono convinti che non lo troveremo affatto perché sarà a lui a trovarci, a farsi notare come solo un genio sa fare. D’altra parte, come afferma la terza legge di Arthur C. Clarke,
ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia.
Ma cos’è un genio e perché consideriamo alcune persone geniali? Probabilmente il loro trovare risposte in dimensioni alternative a quelle in cui le cerchiamo noi, nuove strade, la facoltà di vedere qualcosa dove noi non notiamo niente. Per la maggior parte di noi, dunque sono una sorta di maghi, di visionari e spesso queste loro visioni si trasformano in rivoluzioni per la società tutta, è il caso di Steve Jobs, per citare un esempio recente.
Mark Zuckerberg, Sergey Brin e Stefani Germanotta hanno in comune un punteggio elevato riportato nel test Scholastic Assessment (SAT) che dà accesso ad un programma estivo per i giovani con un talento particolare. Certo non tutti i giovani che riportano questi risultati diventano Lady Gaga, inventano Google o Facebook ma, stando ai dati raccolti da un recente studio condotto dalla Vanderbilt University, chi riporta questi risultati solitamente ha successo nella vita, nell’istruzione, nel lavoro e nella carriera e generalmente inventa qualcosa o raggiunge posizioni di una certa influenza sociale e professionale. Fanno parte, dunque, di una sorta di classe creativa. Il punto, dunque, non è solo trovare un nuovo Einstein ma far sì che lui trovi prima se stesso per poter poi mostrarsi a noi ed al mondo. Probabilmente esistono già molti geni incompresi, che non si sono ancora autoscoperti e che potrebbero aver già cambiato il mondo o lo potrebbero fare.