Non sarà sicuramente corretto secondo l’etica ed il bon ton, ma parlare degli altri alle loro spalle, addirittura parlarne male, sembrerebbe essere un toccasana secondo un recente studio, che vede lo spettegolo cattivo con un occhio benevolo.
Secondo gli scienziati della Northeastern University di Boston negli Stati Uniti d’America, il pettegolezzo, porta il cervello umano ad aumentare i tassi di difesa verso le persone che spesso potrebbero diventare una minaccia per il nostro essere.
In pratica, farsi gli affari degli altri, anche leggendo le riviste di gossip, sembra essere sia un modo molto diffuso di fare pubbliche relazioni, oltre che sarebbe diventato anche un vantaggio.
Non c’è differenza se si parla di amici, colleghi, familiari o quanto altro, l’importante è che esca fuori il pettegolezzo per tutelare la nostra protezione. Se una persona gode di cattiva fama, infatti, secondo questo studio, saranno benefiche per noi le brutte voci che girano su di essa e di conseguenza, si arriverebbe ad avere i piedi di piombo quando si tratta di interfacciarsi con la stessa. A coordinare la ricerca, è stata la dottoressa Lisa Barrett, docente di Psicologia, che ha portato i suoi ricercatori a queste conclusioni partendo da due gruppi di volontari, il primo di 66 ed il secondo di 51. Le persone che lanciavano dei commenti e dei giudizi poco lusinghieri, risultavano essere infatti quelle che erano riuscite a soffrire meno nella vita da perfetti sconosciuti.
Le classiche “brave persone”, che invece parlavano con benevolenza di tutti, indipendentemente da quello che gli veniva fatto, sono risultati coloro che vivono peggio.
Tutti i volontari hanno comunque titubato un attimo prima di rispondere bene o male, e questo fa parte dell’essere umano proprio. La dottoressa ha dichiarato che:
“E’ facile immaginare che questa selezione preferenziale per percepire i cattivi potrebbe proteggerci da bugiardi e imbroglioni, permettendoci di vederli più a lungo e raccogliere in modo esplicito ulteriori informazioni sul loro comportamento”.
Commenti (1)