Una branca molto interessante della psicologia di cui spesso ci siamo interessati, è quella prenatale. Il riscontro psicologico di questa parte della psicologia è avvenuto negli ultimi anni e soprattutto è molto prepotente soprattutto in Italia.
Molte le ricerche che sono state condotte in questo ambito e quasi tutte hanno dimostrato che il feto umano, già da quando è all’interno del grembo materno, non ha la necessità di cibarsi di materie prime, bensì anche di emozioni. E per cibarlo di emozioni e sentimenti, ci vogliono gli organi esterni della madre che si interfacciano al mondo.
La vita quotidiana non solo fisica, ma anche mentale ha una importanza interessante a livello relazionale tra madre e figlio, già quando quest’ultimo è nel pancione. Curiosa la tipologia di conteggio anagrafico fatta in Cina, infatti, che conta l’età dell’individuo già da quando è nel pancione della mamma. Questo fa capire molto di quanto le filosofie di pensiero orientali siano più avanti sotto buona parte degli aspetti psico cognitivi dell’individuo. Anche per il trattamento, infatti, la futura mamma è messa durante la gravidanza, nelle condizioni di vivere il periodo pregnante in tutta la tranquillità e serenità di cui ha bisogno, solo per far si che il feto sia sereno e non ne risenta dal punto di vista delle sensazioni.
Problema molto grande è per le donne incinte che vivono di ansia e preoccupazione, perché l’inquietudine provata dalla mamma comporta dei micro traumi al feto, che ne risentirebbe con sofferenza. La gioia, quindi, uno status necessario per la donna in gravidanza, questo perché il piccolo ancora in grembo, basandosi su tutto quello che succede al corpo della mamma, riesce a raccogliere una sorta di emozioni, trasformandole in qualcosa di fisico e sperimentabile “sulla propria pelle”.
La vita intrauterina, quindi da studiare già nella sua prima fase, così da comprendere da un certo punto di vista la personalità che si costruisce nel pancione.
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