Bullismo deriva dall’inglese bullying = oppressione, prepotenza. Un fenomeno sempre più diffuso nelle scuole. Osserva Maria Calabretta, psicopedagogista, presidente dell’Adisag (Associazione Disagio Giovanile) e autrice delle Fiabe per affrontare il bullismo (Franco Angeli) che tale situazione,
Non (è) riconducibile soltanto al mondo degli adolescenti, ma che si sta diffondendo alle elementari. Il bullismo è pericoloso anche in forma soft: quando per esempio, le angherie sono a livello psicologico e non fisico. Dispetti, parole cattive, isolamento del bambino che viene preso di mira, possono creare un disagio pesantissimo, che purtroppo spesso non viene registrato da genitori ed insegnati.
Che fare se nostro figlio deve vedersela ogni giorno con un bullo? Come aiutarlo? Ecco quanto suggerisce Calabretta:
In primo luogo non abbassare la guardia. Bisogna essere consapevoli che il bullismo esiste e nessuno ne è immune.
Quindi, ai primi segni di disagio di nostro figlio, è bene non escludere che la causa possa derivare proprio dagli atteggiamenti vessatori di qualche compagno.
Di solito, il primo segnale è il rifiuto della scuola. Se non esistono problemi a livello di rendimento o con gli insegnanti, può darsi che le ragioni siano da imputare al rapporto con i compagni e, forse, alla presenza di un bullo.
Importantissimo, dunque , prestare attenzione e ascolto, con un dialogo aperto e continuo con il bambino.
In genere la vittima di un bullo si chiude in se stessa, vive quella condizione come una sua inadeguatezza, una sconfitta a livello di autostima. Che, ovviamente si abbassa moltissimo. E’ come se si sentisse totalmente sminuito: la persecuzione del bullo lo porta a percepirsi come insignificante e incapace.
Da qui, la seconda mossa dei genitori.
Fare parlare il bambino, utilizzando un metodo indiretto, cercando di saperne di più sulla sua vita all’interno della scuola.
Se il bullo esiste e tiranneggia bisogna
Innanzitutto parlare con gli insegnanti. Spesso non sono al corrente di quanto avviene, si solito in loro assenza. A questo punto, è fondamentaleun’azione sinergica scuola-famiglia: gli insegnanti dovrebbero vigilare con più attenzione, mentre ai genitori va il compito di fare in modo che il bambino riacquisisca la sua autostima, il suo valore, la sua forza psicologica.
Giada 19 Gennaio 2013 il 21:31
Purtroppo le maestre non si accorgono di niente. La mia bimba non vuole mai andare a scuola a causa di due bambini che durante la ricreazione la tartassano con offese del tipo: decerebrata, deficiente ecc ecc . Ho parlato con una maestra ma sminuiscono il tutto.. Dalle elementari si vede come funziona la nostra società : ruffiani prepotenti e bugiardi in prima linea persone perbene trattate di merda!! Ma non finisce qui..