L’affermazione non farà piacere a molti. Ma si tratta dell’esito dell’indagine condotta da tre ricercatori della National University di Singapore, Zhaoli Song, Wendong Li e Richard Arvey. Leggendo l’articolo del Wall Street Journal è possibile comprendere che i tre studiosi si sono soffermati sulla scoperta dell’origine della soddisfazione nel lavoro. Cosa ci rende soddisfatti del nostro lavoro? E cosa, invece, ci porta ad odiarlo?
Dalla ricerca è emerso che l’odio o l’amore nei confronti del proprio lavoro non dipende da alcun fattore esterno, bensì da un fattore ereditario. Si tratta proprio dei nostri geni. Non bisognerà, quindi, prendersela con i colleghi antipatici, del capo troppo dittatoriale o dello stipendio esiguo. L’insoddisfazione o la soddisfazione nei confronti del nostro lavoro non dipende da queste caratteristiche. La conclusione è di certo triste, ma i tre studiosi sembrano non avere dubbi:
“I nostri risultati supportano l’ereditarietà della soddisfazione nel lavoro. I manager devono essere consapevoli che il miglioramento delle condizioni sul posto di lavoro potrebbe non essere sufficiente a rendere alcune persone completamente felici del loro impiego.”
Lo studio ha dimostrato che sono alcuni geni che rendono le persone più felici al lavoro, mentre chi è in possesso di altri tipi di geni sarebbe più incline ad essere insoddisfatto sul posto di lavoro. Nello studio sono state coinvolte 1.772 persone. In particolare, due sarebbero i responsabili genetici dell’insoddisfazione/soddisfazione a lavoro: un gene del recettore della dopamina e un gene trasportatore della serotonina.
Il primo sarebbe responsabile dell’insoddisfazione degli individui, mentre il secondo tenderebbe ad aumentare l’autostima e ad abbassare la depressione in modo da rendere l’esperienza lavorativa dell’individuo piacevole. Non bisogna, però, considerare negativamente i risultati dell’indagine. Infatti, potrebbero essere molto utili per quanto riguarda la decisione di intraprendere una determinata carriera lavorativa rispetto ad un’altra.
Pensando ad un’applicazione possibile nella realtà, si potrebbe considerare quali persone abbiano maggiori probabilità ad essere insoddisfatte a lavoro. Attraverso un’indagine approfondita si potrebbe far evitare a queste stesse persone di intraprendere lavori che gli garantirebbero delle posizioni di leadership, onde evitare rapporti conflittuali con dipendenti e collaboratori. All’opposto, coloro i quali risultano più predisposti a lavorare e ad essere soddisfatti di qualsiasi professione potrebbero intraprendere lavori a contatto con il pubblico. Insomma, stiamo attenti ai possibili risvolti della ricerca.