In queste ore l’attore diciottenne inglese Kit Connor ha fatto coming out. Lo ha fatto forzatamente perché messo sotto pressione da accuse di queer baiting. Una forzatura davvero ignobile che potrebbe avere diverse conseguenze sulla sua salute psicofisica.
Kit Connor meritava trattamento migliore
Con il termine queer baiting in pratica si accusa qualcuno di sfruttare il mondo LGBTQ a proprio piacimento, fingendo di essere qualcosa che non si è, ovvero una persona queer. Già di per sé quest’accusa è da considerare una stupida conseguenza di un politically correct esagerato che non tiene conto della psiche degli altri. Nel caso specifico, parlando di Kit Connor, parliamo di un ragazzo di diciott’anni che non ha avuto la possibilità di scegliere da solo quando esporsi al pubblico.
Già da diversi mesi era stato messo sotto pressione da questo punto di vista. Interpretando un ragazzo bisessuale nella serie Heartstopper, alcuni fan si sono sentiti in dovere di spingere affinché lui stesso dichiarasse la sua sessualità. Un atto inaccettabile da qualsiasi punto di vista, che in una persona queer può trasformarsi nel sentirsi in obbligo di esporsi in un momento nel quale non si è pronti.
È inutile dire che le conseguenze sulla psiche di una persona possono essere devastanti se la stessa non è in grado col suo bagaglio di poter affrontare l’attenzione che da questo atto deriva. E nessuno dovrebbe mai spingere qualsiasi persona, di qualsiasi sesso o età a fare coming out.
Mancanza di rispetto inaccettabile
Per quel che riguarda Kit Connor entra anche in gioco il fatto che le accuse siano nate con ancora più veemenza dopo che è stato visto in compagnia di una sua costar. La voglia di fare illazioni di qualsiasi tipo e spingere sul gossip, nonché su un concetto di politically correct totalmente sbagliato ha generato un mostro. Ovvero quello di un gruppo di persone che si sono sentite in dovere, dimostrando solo di essere delle bulle, di prendersi il diritto di togliere a questo ragazzo la possibilità di fare il coming out con i suoi tempi.
E non c’è niente di peggio a livello mentale per una persona appartenente alla comunità LGBTQ che trovarsi davanti in pratica a un outing. Anzi qualcosa c’è di peggiore. Il fatto che ciò avvenga per pressioni provenienti da persone parte della stessa comunità.
Ci impegniamo tanto per evitare che perduri lo stigma della malattia mentale in modo tale da approcciare meglio ansia e depressione. Allo stesso tempo però non si riesce a rispettare la psiche di un giovanissimo.