Anche la felicità ha degli effetti collaterali: quando siamo sereni, infatti, rischiamo di essere meno attenti ai bisogni degli altri. Il nostro benessere può quindi portarci all’egoismo, come sostiene una ricerca australiana.
La gioia rende quindi più propensi a rinchiuderci nel nostro orticello, rendendoci più insensibili a quello che accade intorno a noi. Inoltre, la felicità rischia di metterci eccessivamente sulla difensiva per difendere la nostra piccola oasi di serenità.
Lo rivela uno studio realizzato dallo psicologo Joe Forgas della University of New South Wales a Sydney e pubblicato sul Journal of Experimental Social Psychology. Da numerosi studi è stato ampiamente dimostrato che essere felici aiuta la buona salute e aiuta a vivere più a lungo. Tuttavia nella ricerca viene evidenziato anche qualche lato negativo della felicità. Ad esempio, il buonumore rischia di renderci più ingenui e meno attenti. All’opposto, un certo grado di infelicità può essere addirittura utile: ad esempio una ragionevole quantità di cattivo umore rende più attenti e concentrati.
L’ebbrezza del buonumore, dunque, non è tutta rose e fiori. Ma come sono arrivati gli studiosi a questa inaspettata conclusione?
Gli psicologi hanno condotto diversi esperimenti utilizzando come “cavie” alcuni studenti, suddivisi in due differenti gruppi. In alcuni è stata suscitata l’allegria rivelando che in un test cognitivo avevano ottenuto un punteggio molto elevato, in altri è stato suscitato invece malumore rivelando che i punteggi erano invece molto bassi. Dopo aver misurato in ciascuno con appositi test il livello di scontento o di felicità, gli esperti hanno consegnato ai volontari dieci biglietti della lotteria, lasciando a ciascuno la facoltà di decidere se tenerli per sé o darne qualcuno a qualche compagno. Ebbene i più felici si sono dimostrati anche più attaccati a quello che possedevano, senza rinunciare a nessun biglietto, mentre quelli più scontenti si sono mostrati più inclini a condividerli.
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