Avete presente le ricette di cucina, quando compare l’abbreviazione professionale “q.b.”, ovvero: quanto basta? Ecco, così dovrebbe succedere anche con la gelosia: in ogni storia d’amore dovrebbe essercene quanto basta. Perché questo sentimento è come una borsetta: è un accessorio utile e sempre presente in un rapporto (è inutile negarlo o pensare il contrario), ma non si può averne troppe. Infatti, un pizzico fa sentire all’altro di essere amato, gli dà la percezione di essere importante e prezioso, di essere indispensabile.
Sempre questo pizzico lusinga il partner, che davanti a un piccolo interrogatorio mostrerà biasimo, ma in cuor suo saprà che il sentimento dell’altro è vero, forte e profondo. Il vero problema? Riuscire a misurare questa dose, questo “quanto basta”. E non è affatto facile, perché può mutare e dipendere dalle proprie fragilità e dai propri bisogni. Ma c’è un confine da non superare. Quello della libertà dell’altro. Certo, la gelosia è un sentimento legato a un senso di possesso, ma non deve, mai e poi, arrivare a compromettere l’autonomia e l’indipendenza di chi si ama, che non può essere rinchiuso nel santuario esclusivo della coppia.
Altrimenti, questo sentimento, da fisiologico, si trasforma in patologico ed è destinato inevitabilmente a far crollare anche la relazione più rodata. In questi casi, il primo passo da compiere è scoprire le ragioni di questa ossessione. Spesso, per esempio, la gelosia è motivata dall’insicurezza. Si ha così poca stima in se stessi da pensare di non meritare l’amore. E questo può essere un grave handicap, perché una persona così, per tenere bada il tarlo, ha bisogno di innumerevoli e infinite dimostrazioni, che l’altro non può dare.
Un’altra causa della gelosia è la tendenza a tradire. Se una persona ha questo difetto, lo rivede anche negli altri. I più gelosi, insomma, sono sovente dei fedigrafi, che hanno paura che venga fatta a loro quello che loro stessi fanno agli altri.
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