La guerra del narcotraffico è terribile e non fa che mietere vittime, infatti, se contiamo gli ultimi quattro anni, arriviamo a oltre trentamila. E nonostante il massiccio dispiegamento delle forze dell’ordine, il numero dei morti purtroppo cresce in modo esponenziale e il commercio clandestino a prosperare.
Eppure questa guerra non è impossibile fermarla, il “rimedio” c’è: basterebbe liberalizzare il commercio della droga.
Di fatto è inaccettabile e impensabile, concepire una guerra prodotta e alimentata da un fenomeno, quello del mercato nero di sostanze stupefacenti, che si potrebbe evitare se mostrassimo tutti un atteggiamento meno moralista.
Il discorso naturalmente esula dalle ideologie, le abitudini o le preferenze di vita per un aspetto all’altro ma è una riflessione sul fatto che la repressione non serva, anzi, sia controproducente: favorisce la corruzione ed è all’origine del mercato nero che alimenta la malavita. La realtà di questi gruppi che gestiscono e si dividono il mercato dei narcotraffici non è molto diversa da quella della “nostra” mafia, che continua a crescere come uno Stato nello Stato.
La verità è che se bolliamo come criminali i consumatori di droga, non riduciamo il consumo, ma li obblighiamo soltanto ad uscire dalla legalità e dal controllo. La proibizione infatti, rende costosissime le droghe e li induce a farsi “sedurre” dalla criminalità, dato che non resta loro che procurarsi le sostanze stupefacenti con mezzi illeciti.
Sono sostanzialmente tre: rubare, prostituirsi, spacciare. La prigione poi, finisce per essere poi, una vera e propria scuola di criminalità. Secondo la Relazione dell’Osservatorio Europeo delle droghe, il nostro Paese è al terzo posto (dopo Spagna e Regno Unito) per consumo di cocaina.
Quindi, la prima riflessione da fare è come sradicare il problema alle sue origini, vale a dire trasmettere non tanto il principio che gli stupefacenti sono illegali, ma che rappresentano un valore socialmente e individualmente negativo.