Si pronuncia la parola vergogna e subito arrivano alla mente idee negative. Si pensa alla vergogna di chi ha commesso un errore, anche molto grave, e viaggerà a lungo accompagnato da un pesante senso di colpa. Eppure, questa emozione, non è sempre negativa.
Perché può essere una bussola che ci dà una direzione: se si prova vergogna per un’azione compiuta, per esempio per aver tradito la fiducia di un amico o deluso le aspettative di chi si ama, vuol dire che questo comportamento è andato contro la propria morale, ha infranto quelle regole profonde che fanno parte di sè. E questo dolore farà da monito per evitare di commettere ancora uno sbaglio simile. Insomma, la vergogna assomiglia a una specie di fitta, che risveglia la propria etica e aiuta ad agire meglio. Un tempo, poi, c’era la vergogna che sentiva chi era additato perchè diverso, per il colore della pelle, per i suoi ideali o per la sua storia.
Un’emozione che nessuno dovrebbe più provare, anche se per molti, in tanti Paesi, è ancora un fardello. Poi c’è la vergogna moderna, totalmente negativa e beffarda. Infatti, è un’emozione che frena, che non fa andare avanti, perchè si ha paura del giudizio degli altri. Un classico, soprattutto nel mondo degli adolescenti. “Non mi vesto come vorrei e non faccio le cose che desidero perché temo che i miei amici non approverebbero“. Ecco, questa è un’emozione che paralizza. Ed è molto pericolosa, perchè può riflettersi in tutti i campi dell’esistenza, nei sentimenti e nel lavoro, e far vivere a metà, con il giogo dello sguardo altrui sempre presente.
Per liberarsi da questo tipo di vergogna è fondamentale capire che ciò che pensa la gente è davvero relativo. A questo punto, l’unica domanda da farsi è:” Così sono felice? Faccio quello che mi rende contento, elettrizzato e mi fa sentire vitale e orgoglioso di me?”. E poi agire di conseguenza, mettendo sempre al primo posto i propri desideri e le proprie profonde convinzioni.