Tutte le volte che vi sentite amareggiati, fate un passo indietro e fermatevi a guardare: vale la pena arrabbiarsi? Sicuramente no: molto meglio sdrammatizzare. E così, anzichè soccombere alle emozioni negative, provate ad individuare il potenziale lato comico di ogni situazione. Ora perché ciò accada, cosa ci occorre? Di sicuro l’autoironia, questa si può tranquillamente considerare una preziosa risorsa per non prendere troppo sul serio se stessi ed è ugualmente efficace nel rapportarsi al prossimo.
Richiede una certa abilità e una buona dose di autostima per non cadere nell’auto-denigrazione (si presuppone un pò di delicatezza e un minimo di sense of humor da parte dell’interlocutore) ma fa sì che attorno a sè si crei un clima disteso. E per coloro che soffrono di timidezza ed insicurezza, risulta una buona strategia di difesa dal giudizio altrui. Sostiene Antonella Marchetti, docente di psicologia dello sviluppo presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (e co-autrice assieme a Davide Massaro e Annalisa Valle di: ‘Non dicevo sul serio. Riflessioni su ironia e psicologia‘): “In psicologia, l’ironia è molto studiata, l’autoironia meno. La prima è considerata un fenomeno relazionale, la seconda è apparentemente usata contro se stessi“.
Ma in realtà, secondo la psicologa, anche l’autoironia è spesso rivolta all’esterno. Quando, per esempio, si ironizza su un proprio difetto fisico, lo si fa per prevenire un’eventuale critica: “Prima che gli altri notino un nostro limite – spiega la professoressa Marchetti – e ne facciano cenno facendoci rimanere male, lo facciamo notare noi, mostrando così che non ne soffriamo“.Insomma semplice seppur elegante, autodifesa . “C’è anche una funzione secondaria di minimizzazione di sé – aggiunge la psicologa – quando non si vuole essere invidiati. Ma è più difficile da fare, bisogna essere sottili“. Attenzione però a non diventare caustici e infatti continua la psicologa: ” Le persone troppo autoironiche rischiano il cinismo o l’immobilità. Oltretutto, se si eccede nel prendersi in giro si finisce col presentarsi all’esterno come la caricatura di se stessi“.
E questo talvolta può essere un comodo alibi per non cambiare, non migliorarsi. Insomma raccontare aneddoti divertenti sulla propria sbadataggine, sulla propria pigrizia o su altri difetti caratteriali, ci rende sicuramente simpatici, ma non deve bloccare la voglia di correggere tali difetti. La lucidità infatti che si mostra nell’individuarli, dovrebbe darci la forza di far sì che si abbia anche la volontà di operare dei cambiamenti.
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