In un mercato del lavoro in continuo movimento e che fa della flessibilità la sua caratteristica fondamentale, molti sono i dipendenti che usufruiscono di un contratto di lavoro part-time. La terza edizione del Work Monitor Randstad non ha diffuso dei dati molto confortanti, soprattutto per le donne. La relazione ha monitorato la situazione lavorativa del terzo trimestre del 2011 in ventinove nazioni appartenenti all’Unione Europea.
Dall’indagine si evince un forte aumento dei contratti part-time e questo non fa molto bene alla salute dei lavoratori. Lavorare part-time molto spesso non è una scelta, ma un obbligo non potendo avere nessuna migliore alternativa. Ma il dato più agghiacciante è quello che vede il lavoro part- time come una tipologia contrattuale che di fatto limita la carriera dei giovani che lo intraprendono. A pensarlo sono molti Paesi, come Danimarca, Svezia, Belgio, Lussemburgo e infine anche il 50% degli intervistati in Italia. Molto colpiti sono i giovani, perché il 24% degli impiegati part-time hanno un’età che va dai 15 ai 24 anni e la maggior parte sono donne. Insomma, il part-time ostacolerebbe soltanto la possibilità di fare carriera e soprattutto di raggiungere una posizione dirigenziale.