Lavoro e Facebook, acerrimi nemici o validi alleati? Se alcune aziende sono arrivate addirittura a vietare l’utilizzo della celebre piattaforma da parte dei loro dipendenti (ma noi vi suggeriamo un escamotage, shhh!), in quanto additata di minare la produttività, distraendo dalla mole di scartoffie e responsabilità quotidiane, è interessante notare che la connessione ad un social network non necessariamente mina il rendimento. Perché ce lo spiega il dottor Tomas Chamorro-Premuzic, psicologo americano autore di Personality and individual differences.
Oggi le aziende investono un capitale in ricerche e studi atti a svelare come mai i dipendenti sono insoddisfatti del loro lavoro. I risultati sono abbastanza inconsistenti, in tutti però emerge che il 70% dei lavoratori non ama il capo. Finora non si sono inoltre raccolte prove sufficienti sulla relazione tra Facebook e la distrazione di massa. Tutt’altro: i dipendenti sono spesso infelici ed insoddisfatti e stare connessi, navigare e parlare con amici e colleghi via web implicandosi in un processo di condivisione migliorerebbe l’umore, rendendo felici. Potremmo a questo punto fare due più due ed azzardare che Facebook rende più felici e dunque più produttivi i dipendenti? Chi può dirlo, bisognerà studiarci ancora su per raccogliere prove su larga scala.
L’esperto ha fatto luce piuttosto sul ruolo di Facebook come strumento di gossip digitale. Pare, infatti, che i lavoratori utilizzino la piattaforma spinti dalla stessa motivazione che li porta a spettegolare. Quale è presto detto. Si tratta della tendenza ad andare d’accordo e ad instaurare legami con gli altri, caratteristica dell’uomo in quanto animale sociale. L’umanità si è evoluta in quanto creatura collettiva. Il gossip soddisfa non solo la necessità di andare d’accordo ma anche l’istinto di competere con gli altri. Spettegolare ci permette infatti di sentirci più vicini e di fare gruppo con le persone a noi affini, tenendo lontane quelle su cui spettegoliamo, isolandole dalla nostra cerchia.
Occhio però a non usare il pettegolezzo veicolato da Facebook in modo prettamente competitivo perché potrebbe rivelarsi autodistruttivo. E’ bene piuttosto insistere sull’aspetto affiliativo del gossip, un modo per fare quadrato, sentirsi parte di una squadra. A livello aziendale, ad esempio, potrebbe rivelarsi utile creare una piattaforma interna per avvicinare i dipendenti e farli sentire uniti e compatti, schierati contro un’azienda concorrente.