Avete risposto affermativamente ad almeno una delle cinque domande cruciali proposte nel test elaborato da Daniel Sieberg, e-critico americano autore di “La dieta digitale: come spezzare la vostra e-dipendenza e riguadagnare equilibrio nella vostra vita”? Siete in evidente e-sovrappeso.
Che fare per correre ai ripari ce lo suggerisce lo stesso Sieberg nel passo successivo che, dalla consapevolezza di avere un problema, passa alla soluzione per ritrovare il benessere psicofisico ed uscire dal tunnel della tecnodipendenza, ovviamente a piccoli step, perché come tutte le dipendenze è difficile liberarsene, dal momento che cipiace e lottare contro qualcosa che ci provoca piacere è sempre un’impresa ardua.
Come tutte le diete, l’e-dieta terrà conto delle nostre esigenze e sarà personalizzata. C’è chi abusa maggiormente dell’iPhone, chi è ossessionato dai social network, chi deve chattare a raffica per sentirsi social. Il primo passo è dunque annotare tutti, ma proprio tutti, gli aggeggi tecnologici che possediamo, stilando una lista che contenga anche dettagli sul numero di ore che trascorriamo con ognuno di questi apparecchi. Bene, in questo modo avremo un quadro chiaro dell’e-cibo che più consumiamo e al quale quindi siamo più sensibili, un po’ come avviene per le intolleranze alimentari, cosa ci fa più ingrassare.
A questo punto fate la somma di ore trascorse al pc, al cellulare, al tablet e da soli vi renderete conto se siete troppo e-pesanti. In questa fase scatta la e-disintossicazione. Si comincia a piccoli passi, iniziando a spegnere tutto per un week-end. L’obiettivo è di arrivare a rimanere disconnessi, salvo esigenze di lavoro s’intende, almeno una settimana. Superato questo step, quando sarete completamente disintossicati, si ricomincia a mangiare piccole e-dosi, avendo sempre sotto controllo la scheda di partenza ed evitando in ogni modo di riavvicinarvi ai livelli esagerati di quando eravate in e-sovrappeso, insomma non bisogna riprendere i chili digitali persi. Un’ora al giorno connessi sarà più che sufficiente e per molti, mi includo in questa lista, sarà un po’ come l’ora d’aria in carcere, troppo breve ma pur sempre vitale.
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