“Chi si somiglia si piglia“. Questa la saggezza popolare degli anziani, che sono sempre stati convinti che chi si somigliasse in modi di fare e di vivere fosse destinato con più facilità a stare insieme sotto lo stesso tetto. Studi recenti rimostrano invece che non è vero che il fatto di condividere lo stesso tetto porti ad assomigliarsi, anzi, l’alto numero di divorzi dimostra completamente il contrario. Forse è reale la parte iniziale della formazione di una coppia e cioè quella che ci porta a scegliere un partner che abbia con noi il maggior numero di cose in comune, ma dopo le cose cambiano.
Ad illuminarci sulle affezioni elettive è uno studio della Michigan State University, che negli Stati Uniti d’America ha pubblicato sul newspaper Personality and Individual Differences i risultati di quanto detto.
Secondo questa ricerca, moglie e marito, non potranno mai diventare uguali, seppur all’inizio si sono “presi” come anime gemelle. Ne parla Mikhila Humbad, capo ricerca che ha effettuato il test su 1.296 coppie sposate di etnie diverse. I ricercatori dicono che si acquistano negli anni alcuni tratti della personalità del compagno o della compagna, compresi alcuni tic, difetti e modi di dire, ma comunque questo non plasma i due elementi a diventare uguali.
La scelta originaria fatta prima del matrimonio porta a vedere i tratti in comune, ma quello che accade dopo il matrimonio è il confronto reale tra i caratteri che geneticamente per forza risultano essere diversi. Secondo Mikhila Humbad: “L’unico elemento che passa da un coniuge all’altro è il tratto dell’aggressivita’, dato che se una persona è violenta, è probabile che l’altra reagirà in modo simile“.
Il detto antico quindi non ha tutti i torti nel “chi si somiglia”, ma purtroppo sembra che questo somigliarsi sia solo una situazione apparente e vale a dire che è identificabile nelle similitudini dei modi di vivere e non proprio nel carattere.