L’uomo conosce la ‘possibilità’ della bugia a partire dai tre anni e lo farà per il resto della via. Ma perché mentiamo? Uno studio americano, ci informa, che mediamente si dicono solo due bugie al giorno. Molto di più invece, quando si risponde ai questionari e questo, al solo scopo di attirare l’attenzione e farsi apprezzare dagli altri. In psicologia, questa si definisce “desiderabilità sociale”.
Tutti mentono, la menzogna, sembrerà strano, ma è necessaria alla vita di società, così come nelle relazioni più intime. Questo naturalmente esclude una personalità manipolatrice, l’importante è essere consapevoli del fatto che si sta mentendo e che la menzogna è amorale. La coscienza di ciò che si sta facendo, segna il confine tra il bugiardo occasionale e quello cronico, che mente con naturalezza, senza farsi problemi.
Ugualmente siamo costretti a combattere e a raffrontarci con le bugie altrui, senza necessariamente rendercene conto. Capita, inoltre, e non di rado, di cercare di saperne quanto meno è possibile, proprio perché temiamo la verità insita in queste. Le bugie che diciamo e quelle che ci ‘circondano’, possono essere tranquillamente considerate degli atti istintivi, una forma di ‘protezione’ e comunque casi isolati, generati da motivazioni reali.
Mentire infondo, rientra nelle ‘competenze’ e nelle convenzioni sociali, non si dice ciò che si pensa o ciò che si è, semplicemente per difendere gli altri da una sofferenza che sappiamo non facile da sopportare, non è la disonestà che ci muove ma una forte empatia. Per alcuni psicologi infatti, questo è uno dei segreti di una buona comunicazione.
Di diversa opinione è lo psicoterapeuta americano Brad Blanton, che sostiene il contrario. La sua opinione è che bisognerebbe prescindere da ciò che pensano gli altri, avere sempre il coraggio di dire ciò che ci passa per la testa, senza autocensurarsi. E’ importante infatti che le relazioni siano davvero autentiche, in modo da arrivare a conoscere meglio gli altri e noi stessi.