Quando si soffre d’insonnia, si sta vivendo un periodo difficile, si ha la necessità di ritrovare la calma, distendere la mente e liberarla dall’angoscia, dalle paure, dalla tristezza, aprire un libro e perdersi tra le righe, affogare tra le pagine come si trattasse di un bicchiere con qualcosa di forte, è un esercizio utile a trovare un altro mondo, scevro da preoccupazioni, un nuovo percorso diverso dal nostro, una capacità distinta di vedere e rappresentarsi la vita che potrebbe fornirci la pace che stiamo cercando ma anche delle soluzioni, delle risposte.
Il lettore, per Proust, ad esempio, quando legge altro non diventa che il lettore di se stesso. Si impara leggendo ad ascoltare altre voci, non importa quale sia l’argomento e se per noi abbia o meno importanza, si tratta sempre di un incontro con una parte diversa del mondo, con l’altro che è in noi, ancora inesplorato e che riga dopo riga viene fuori, dal silenzio della voce, dal rumore che fanno le parole.
Ogni libro ci lascia in eredità un pezzetto di conoscenza, una parte di noi che non conoscevamo ancora e che ha svelato la sua trama negli occhi di un personaggio, di un carattere, di un sentimento che scorre in chi scrive e che ritroviamo simile sgorgare dalle nostre corde più intime, finora mute.
Leggere equivale ad ascoltare altre voci, non quelle insistenti di chi nella realtà pretende di darci consigli, ma le tante che popolano romanzi, saggi, manuali, poesie, racconti, confessioni. Voci che non si impongono, ma che si fanno scegliere dall’io che diventa personaggio, protagonista di una storia dal punto di vista che più gli sembra affine alla propria personalità. Leggere, perdersi per scelta in una visione altra della vita, in un percorso di scrittura che porta anche il nostro nome, tra le righe, ci conduce a scegliere il nostro abito, capendo, da una migliore e più profonda prospettiva, chi vogliamo essere e chi siamo.