Leggere per arricchirsi, ampliare gli orizzonti, guardare al mondo ed ai suoi personaggi da diverse angolazioni, differenti culture, opposti ma non necessariamente contrapposti modi di vivere, di pensare, di affrontare le domande che assillano l’umanità.
Leggere per avere accesso a nuovi mondi ancora inesplorati, costruire realtà altre nella mente che si fa sempre più sconfinata e libera. Leggere, sin da giovanissimi, anche per avere migliori prospettive di lavoro in futuro. A scoprire quest’ultimo, l’ennesimo punto a favore della lettura è stato un recente studio effettuato da un’équipe di ricercatori afferente alla prestigiosa University of Oxford.
A quanto pare tuffarsi nei libri è l’unica attività del tempo libero, tra quelle praticate dagli adolescenti, che riesce ad incidere sulla possibilità di affermarsi in futuro nella vita professionale.
L’autore dello studio, il dottor Mark Taylor, ricercatore del Dipartimento di Sociologia, ha analizzato 17.200 risposte ad un questionario compilato da un campione di persone nate nel 1970, rapportando le attività extra-scolastiche praticate a 16 anni alla carriera all’età di 33 anni.
I risultati, presentati il 4 maggio scorso alla British Sociological Association, dimostrano come le ragazze che avevano letto libri nel corso della loro adolescenza avevano un 39 per cento di probabilità di un impiego professionale o manageriale a 33, contro il 25 per cento di possibilità di chi non leggeva nel tempo libero. Per i ragazzi che leggono regolarmente, il dato saliva dal 48 per cento al 58 per cento.
Nessuna delle altre attività, come ad esempio praticare sport, socializzare, andare al cinema, visitare musei, andare a teatro, cucinare, cucire, aveva invece avuto un impatto significativo sulle loro carriere. Leggere, secondo gli autori, affina la mente oltre che rendere più colti, fattore, questo, che potrebbe risultare determinante, dal momento che nel mondo lavorativo si tende ad affidare incarichi di responsabilità a persone con le maggiori competenze, non solo specifiche, ma anche di cultura generale e a soggetti open-minded.
Chi leggeva aveva inoltre maggiori probabilità di proseguire gli studi intraprendendo l’università.
[Fonte: “Reading at 16 linked to better job prospects”, University of Oxford]